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I Mondiali in Qatar e il dramma dei lavoratori morti

I Mondiali in Qatar e il dramma dei lavoratori morti

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In un articolo pubblicato su Valigia Blu, Valerio Moggia prova a far luce sulle condizioni di sfruttamento cui vengono sottoposti in Qatar i lavoratori migranti.

“Per favore, ora concentriamoci sul calcio”. Dice questo la lettera che la FIFA ha inviato a tutte le 32 nazionali che parteciperanno ai Mondiali in Qatar, resa pubblica da Sky News il 4 novembre. Chi non ha seguito il dibattito attorno a questo appuntamento, potrebbe non trovarci nulla di strano: ai Mondiali di calcio ci si concentra sul calcio. Ma Qatar 2022 è ormai qualcosa di molto lontano da un comune evento sportivo: nei quasi dodici anni trascorsi dall’assegnazione del torneo al paese arabo, di tutto si è parlato, fuorché di sport.

Da un anno e mezzo circa, Qatar 2022 è associato alla morte, e questa non è affatto un’iperbole: nel febbraio 2021, un’inchiesta del Guardian ha rivelato che i lavoratori migranti morti nei cantieri del Mondiale erano almeno 6500. Quelle cifre sono rimbalzate su ogni testata giornalistica del mondo, definendo così un evento che aveva fatto discutere il mondo del calcio fin dal dicembre 2010, e che negli anni successivi era stato circondato da accuse e sospetti di corruzione. Ma una cosa è parlare di soldi e favori, un’altra di migliaia di persone morte nel silenzio.

 


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