Aaron Betsky su Dezeen critica il vincitore del premio Pritzker, David Chipperfield, ritenendolo «insipido, con poca fantasia e di imponenza eccessiva».
All’interno, gli spazi sono generalmente ortogonali, più alti che larghi e monotoni. C’è poca varietà, praticamente nessuna espressione delle condizioni o delle tradizioni locali, a parte le variazioni di colore e di materiale, e nessun senso di sequenza o ritmo di utilizzo. Gli edifici restano lì: grandi, astratti, distaccati e noiosi.
Occasionalmente Chipperfield aggiunge un elemento espressivo, come i lucernari a dente di sega della Jumex Collection di Città del Messico, ma per lo più sembra accontentarsi di sfornare cubi e rettangoli, regolando le dimensioni e le proporzioni delle griglie e delle colonne e distribuendo i grandi spazi in base alla quantità di metri quadrati richiesti dal programma.
La semplicità degli edifici li rende ben visibili in fotografia e si distinguono dall’ambiente circostante per la loro bianchezza e assenza di dettagli. Ciò ha dato l’impressione che Chipperfield abbia prodotto un nuovo tipo di monumentalità, elegante e recessiva.
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