Un articolo sul blog Rocaille ripercorre la storia di una singolare e affascinante villa liberty in una regione poco conosciuta per questa corrente artistica, l’Umbria.
Continuano i viaggi su Rocaille, il blog di Annalisa P. Cignitti, attraverso le dimore storiche italiane: questa volta la blogger si è fermata a Palermo, alla splendida Villa Virginia, appartenuta alla celeberrima famiglia Florio.
Brian Potter sul blog Construction Physics si domanda se sia possibile costruire case moderne che possano durare almeno mille anni. Prendendo a esempio edifici antichi come il Pantheon, che sono durati ben piu a lungo, analizza le chance delle costruzioni moderne, sopratutto residenziali, che di solito hanno una durata di vita estremamente inferiore: negli Stati Uniti, la media varia tra i 50 e i 100 anni.
Un articolo ospitato su Whitney, il sito dell’omonimo Museo di Arte Americana di New York, discute dell’idea di “Gulf Futurism” introdotto dalla scrittrice, artista e regista Sophia Al-Maria, e del messaggio rappresentato dai recenti cambiamenti sociali e culturali nel mondo arabo:
Nearly a decade ago, Al-Maria coined the term “Gulf Futurism” to describe life in cities like Dubai and Doha, where great oil wealth brought with it unprecedented urban development, conspicuous consumption, and the embrace of technology as well as the concomitant issues of inequality, labor, and environmental devastation, entrenched religious fundamentalism, and the erasure of history.
Con l’ attenzione ed autorità sempre crescenti attribuite alla Presidenza degli Stati Uniti nel corso degli anni, è cresciuto l’interesse di conservare i documenti personali degli ex presidenti, per metterli a disposizione degli storici.
Un articolo di Domus riporta la notizia della futura demolizione della Nagakin Capsule Tower, edificio che caratterizza, con la sua inusuale forma e innovativa composizione di capsule di cemento, il paesaggio della zona sud del quartiere Ginza a Tokyo.
In una serie di articoli pubblicati sul Giornale dell’Arte (parte 1, parte 2 e parte 3), Fabio Isman parla dei maxiprogetti architettonici che, all’epoca del Fascismo, furono proposti per celebrare il regime.
di Lighthouse of Optimism • 15 Feb 2021 • 0 commenti •
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Radio Free Europe/Radio Liberty dedica un servizio fotografico alle statue di varie epoche (dalla Belle Époque alla dittatura comunista) che dai tetti vegliano sulla capitale magiara.
Africa Rivista ed Architettura Ecosostenibile dedicano entrambe un articolo a Fabrizio Caròla, architetto napoletano scomparso due anni fa, la cui carriera è stata dedicata alla valorizzazione di una antica tecnica costruttiva del Sahel: la cupola nubiana.
Che fare del patrimonio architettonico coloniale fascista? È possibile immaginare un riuso, senza correre il rischio di perpetuare eternamente questa stessa ideologia, e contro il pericolo dell’autoassoluzione e della nostalgia?
Il sito Africa Vernacular Architecture propone una interessante raccolta di architetture da parte dei piu disparati paesi africani, dal Camerun al Benin passando per L’Etiopia e il Ghana, mostrando e spiegando le costruzioni tradizionali del continente.
Un articolo di Bloomberg ci porta a scoprire come gli ateniesi siano riusciti, più o meno casualmente, a sviluppare un modello di edilizia residenziale di successo, resistente e di buon livello.
Un video del canale City Beautiful parla della progettazione delle città nell’Unione Sovietica, prendendo spunto dal film L’ironia del destino che viene trasmesso dalla televisione Russa ad ogni capodanno: il protagonista, ubriaco, crede di essere arrivato a casa a Mosca e invece si trova in una identica casa a Leningrado.
Da anonima e condivisa, dato che i fondamentali di cosa fosse la bellezza o la piacevolezza non erano messi in discussione e non si riteneva che un edificio dovesse essere espressione di “originalità”, è diventata la competizione degli ego architetti che si considerano artisti e creatori.
Su Raiplay un documentario su Zaha Hadid, che dalla vittoria del Premio Pritzker nel 2004 si è imposta come una delle piu originali architetti del nuovo millennio.
Come disse il saggio: “La verdura fa bella l’architettura” e, a giudicare dal successo del Bosco Verticale di Stefano Boeri, sembrerebbe proprio che piazzare fiori, piante e cespugli sulle facciate degli edifici permetta ai progettisti e agli investitori immobiliari, di realizzare qualsiasi cosa ed ottenere il plauso ed i consensi dell’opinione pubblica.
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