A San Francisco è stata venduta da Sotheby’s la casa di Ansel Adams, luogo simbolo nel quale è vissuto e ha iniziato a lavorare questo grande fotografo. Ne parla Inside Art in un articolo a firma Martina Esposito.
Collocata nel quartiere Sea Cliff di San Francisco, la casa deve la sua fama al suo celebre proprietario, e cioè il fotografo ambientalista Ansel Adams. È proprio dalla posizione sopraelevata presentata dall’abitazione che Adams ha scattato le sue prime fotografie, che ritraggono delle vedute architettoniche della città o gli ambienti naturali situati attorno alla Yosemite Valley. Un luogo centrale nell’esperienza del fotografo, ora venduto per 5,45 milioni di dollari.
La notizia è ripresa anche da ArtsLife.
Costruita dai genitori di Adams nel 1902 come chalet in un terreno un tempo fuori dal contesto cittadino, la residenza assunse la sua forma attuale nel 1929, quando fu costruita una dependance dall’architetto Alfred Henry Jacobs sotto le indicazioni di Adams e di sua moglie. La casa, una volta ampliata, è diventata la residenza ufficiale dell’artista. Caratterizzato da grandi grondaie sporgenti tipiche di uno chalet, un esterno in scandole, soffitti a volta di 6 metri, travi architettoniche e un camino a legna. La struttura, che vanta 370 metri quadrati, dispone inoltre di quattro camere da letto immerse nella luce naturale, molte delle quali con viste spettacolari sul Golden Gate Bridge e sulla Marin Headlands. Tra i punti forti un attico trasformato in studio d’artista e un giardino terrazzato progettato dal famoso architetto paesaggista Topher Delaney.
A proposito di questo grande fotografo Camera Nation in un articolo intitolato «Ansel Adams: la magia delle sue foto in un documentario del 1958» propone un video dedicato al lavoro di questo artista:
Se avete 20 minuti di tempo vi consiglio di gustarvi questo documentario del 1958 sulla vita di Ansel Adams, creato mentre viveva nella sua casa nei pressi del Golden Gate. E’ bellissimo vederlo lavorare, soprattutto se pensiamo all’era che stiamo vivendo, tutta digitale e automatica e dove spesso fotografiamo senza pensare, tanto fa tutto la macchina. Ansel Adams non aveva tutti questi automatismi, nel documentario si vedono tutte le parti del suo processo lavorativo, dalla pianificazione della fotografia da fare al calcolo preciso dell’esposizione sino alla magia della camera oscura quando dal nulla appariva l’immagine.
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