Sam Wolfson su The Guardian recensisce il nuovo film di Erin Axelman and Sam Eilertsen, Israelism.
La pellicola parla del rapporto tra gli ebrei americani (tra cui Axelman e Eilertsen) e lo stato di Israele.
Erin Axelman era un fervente sionista durante la scuola superiore alla fine degli anni 2000. Per il bat mitzvah, aveva ricevuto una copia di Exodus di Leon Uris. Il romanzo del 1958, uno dei libri più venduti del decennio, racconta una storia sulla creazione dello Stato israeliano che ha contribuito a consolidare il sionismo americano. «È una sorta di racconto eroico, quasi mitico, della creazione dello Stato di Israele, ed è stato incredibilmente stimolante», ha detto Axelman.
Eilertsen usa parole simili, ricordando che «Israele (veniva) sempre presentato come una sorta di Disneyland ebraica, un luogo in cui gli ebrei possono essere davvero ebrei». Crescendo e venendo in contatto con esperinze diverse, i due registi hanno avuto modo di rivedere le loro convinzioni. Ma spiegano che negli Stati Uniti il sostegno per Israele non è politico, è una categoria dell’animo:
“(…) E in questo lobbismo, la cosa più importante è che Israele viene depoliticizzato. Il sostegno a Israele viene presentato come uno stato emotivo; è solo qualcosa che si dovrebbe fare. E criticarlo è semplicemente antisemitismo”, ha detto Eilertsen. I direttori sottolineano l’incrollabile sostegno dell’Aipac (ndr gruppo di pressione pro Israele0 a Donald Trump, anche quando si è rifiutato di condannare i nazionalisti bianchi antisemiti, come prova del modo in cui l’organizzazione preferisce il sostegno a Israele rispetto ad altri interessi.
Il film è stato prodotto e presentato prima dell’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023 e si può guardare in rete.
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