Un longform di Ettore Camerlenghi, sulle pagine de Il Tascabile, ci parla di una terra dove gli umani rimangono sempre solo ospiti, pur lasciano ampie tracce: le Kerguelen.
L’arcipelago di Kerguelen, situato a oltre 3300 chilometri a sud del Madagascar, nell’Oceano Indiano meridionale, è uno dei luoghi più remoti al mondo. L’isola principale, Grande Terre, ha dimensioni simili a quelle della Corsica ed è circondata da una costellazione di isole più piccole. Queste terre sono avvolte da un alone di mistero.
La storia di Kerguelen inizia quando nel 1772 il navigatore francese Yves Joseph de Kerguelen de Tremarec avvistò queste isole durante la sua ricerca della mitica Terra Australis Incognita: spaventato dall’aspetto inospitale delle isole, decise di non sbarcare. Successivamente, l’inglese James Cook esplorò l’isola nel 1776, attestandone i suoli sterili e le condizioni ostili. Cook la battezzò “Isola della Desolazione”, nome che persiste ancora oggi.
Kerguelen rappresenta una storia di tentativi andati male, è un’isola che rimane ostinatamente selvaggia, dura e misteriosa.
L’ecologo del comportamento animale Ettore Camerlenghi ci conduce in un viaggio verso queste terre remote. Attraverso il suo reportage, scopriamo la presenza umana, le specie aliene e il concetto di rewilding in questo ambiente sub-antartico. Le fotografie di Roberto Mondin e il film di Davide Marconcini ci immergono in un mondo affascinante e inesplorato. Queste isole, con la loro bellezza selvaggia e la loro storia avvolta nel mistero, testimoniano quanto sia vasto e sorprendente il nostro pianeta.
Il giorno prima dell’arrivo a Kerguelen, ci prepariamo alla discesa in sala biosicurezza, ovvero una stanza della nave con tre aspirapolveri e dei lavandini. Ogni passeggero deve aspirare il contenuto delle tasche e delle pieghe del tessuto dei propri indumenti, per evitare che semi, pollini o altro materiale biologico non nativo dell’isola possano introdursi a Kerguelen. Nonostante mi senta come in un film di fantascienza mentre setaccio l’interno delle mie scarpe, ci trovo effettivamente una ricca biodiversità di pollini provenienti dai miei spostamenti precedenti e che viaggiano come passeggeri nascosti tra i miei indumenti.
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