Fin dalle prime immagini delle sonde che fotografarono la superficie lunare erano stati osservati dei canali sinuosi sulla superficie che vennero chiamati rille, in italiano rima.
Inizialmente ipotizzati come prodotti dall’acqua si è poi passati all’ipotesi che si trattasse di canali lavici, prodotti dallo scorrere delle lave ma non per meccanismi di erosione ma di raffreddamento dei bordi della colata.
Al fine di studiarli meglio la missione Apollo 15 atterrò nei pressi dell’Hadley rille.
Purtroppo i percorsi dell’equipaggio dell’Apollo 15 sono in nero su una immagine a toni di grigio.
Dopo le missioni i successivi rilievi fotografici e radar individuarono delle strutture a pozzo che potevano essere degli ingressi di crollo di tubi lavici. Nell’immagine seguente il pozzo nel Mare Tanquillitatis, uno dei più noti.
Questo pozzo è da tempo sospettato di essere una finestra sul tetto di un grosso tubo lavico sepolto.
I tubi lavici (in inglese lava tube o lava tunnel) sono sempre generati dalle colate laviche durante la loro messa in posto, alcune volte per chiusura in alto di un canale.
Tale possibilità è stata discussa su vari lavori come questo, Lunar Caves in Mare Deposits Imaged by the LROC Narrow Angle Cameras che si trova su ResearchGate e da cui è tratta l’immagine seguente.
Pozzo del Mare Tranquillitatis; (A) immagine quasi nadir (M126710873R) e (B) immagine con angolo di emissione di 7° (M155016845R), rivelano insieme più del 90 percento del fondo, entrambe le immagini sono larghe circa 175 m. (C) Vista obliqua (angolo di emissione di 26°; M152662021R), una porzione significativa dell’area illuminata è sotto il bordo sporgente. La stratificazione è rivelata in D, E e F (rispettivamente M155023632R e M144395745L). Le stime dello spessore dello strato di roccia affiorante sono presentate in F in metri, ± 1 m.
Un post su bolive di Monica Panetto Cavità nel sottosuolo lunare: “Le agenzie spaziali puntano a servirsene” parla di un recente articolo proprio su questo pozzo. Il lavoro descrive una simulazione per vedere se l’ipotesi di un tunnel combaciava con i dati radar presi sempre dalla missione NASA Lunar Reconaissance orbiter.
L’ipotesi che combacia meglio con i dati è quella ricostruita in 3D nelle immagini seguenti
C’è anche un’intervista ad uno degli autori
Il lavoro è stato pubblicato su Nature Astronomy, Radar evidence of an accessible cave conduit on the Moon below the Mare Tranquillitatis pit ma purteoppo a pagamento :-(
L’importanza di questi tunnel, sia sulla Luna che su Marte, è che potrebbero essere sedi di future stazioni permanenti in quanto le riparerebbero da meteoriti e dalle radiazioni.
È una ipotesi che è già arrivata nella fantascienza, ad esempio è presente nella cosiddetta Trilogia della Luna di Ian McDonald.
Sulla Terra i tunnel lavici sono presenti comunemente nelle fluide colate dei vulcani basaltici (anche sull’Etna) ma ne sono stati trovati anche su vulcani con lave meno fluide come il Vesuvio e lo Stromboli, mai esplorate ma osservate durante le eruzioni nella Sciara del Fuoco.
Si suppone che, poiché sulla Luna la gravità è ridotta a circa un sesto, le dimensioni di questi tunnel debbano essere enormi dell’ordine delle decine e magari centinaia di metri.
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