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Perché non sappiamo più fare la rivoluzione

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Lorenzo Camerini su Rivista Studio intervista Vincent Bevins  autore del libro pubblicato da Einaudi Se noi bruciamo. 

Non ho scelto di interessarmi alle rivolte popolari, è un fenomeno esploso fuori da casa mia a San Paolo, in Brasile, nel giugno 2013. Da lì, mi sono appassionato. Nel 2019, subito dopo l’uscita del mio primo libro, ho deciso di ampliare le ricerche. Ho trascorso quattro anni in giro per il mondo, intervistando circa 250 persone provenienti da 12 nazioni diverse e leggendo i libri più rilevanti sull’argomento. Ho scritto Se noi bruciamo in quattro anni, dopo averlo concepito per un decennio.

Nel corso dell’intervista si spazia da Churchill a Boris Johnson al Movimento 5 stelle

Nel contesto di Churchill ci sta guardarsi intorno e vedere il fascismo, i totalitarismi, e considerarli inferiori. La democrazia, però, non dovrebbe essere soltanto l’esistenza di processi che selezionano i leader, ma un sistema dove i leader rappresentano davvero il popolo… premiare chi dice “votami, sono un outsider quindi farò meglio di chi è già lì, sto sfottendo il sistema, sfrutto un potere alternativo, magari perché sono ricco o una celebrità”, è emersa come strategia politica. È il contesto dove sono nati i 5 Stelle…

Un outsider non è più illibato delle persone all’interno delle istituzioni. Donald Trump è l’esempio perfetto, come Zelensky, Macron, Obama, Boris Johnson che appartiene per nascita alla casta che domina il Regno Unito

L’intervistatore prosegue chiedendo se una rivoluzione più sistemica rispetto al 6 Gennaio sarebbe possibile negli U.S.A. e quale potrebbe essere il ruolo dei social media

Non è internet in generale ad aver inquinato il modo in cui le persone interagiscono, la colpa è di un modello d’impresa nato in California che prevede l’appropriazione di infrastrutture pubbliche da parte di un gruppo di oligarchi che hanno scoperto la formula per massimizzare i profitti: aumentare il tempo che passiamo incollati allo schermo del telefono.

Alla classica domanda su cosa farebbe qualora diventasse leader di una protesta popolare, Bevins non la prende troppo alla larga

La prima cosa che chiederei è tre pasti gratis al giorno nelle scuole pubbliche.

L’intervista si chiude parlando di cambiamento climatico e della speranza che questo porti ad aumentare la collaborazione globale

Molti ostacoli la impedirebbero, ci vorrebbe un lavoro profondo, al momento improbabile, fra agenti internazionali.


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