Il Tascabile pubblica un articolo in cui Ilaria Padovan, consulente di marketing, mette a confronto due figure professionali appartenenti ad epoche diverse, ma accomunate da un obiettivo comune: vendere un prodotto sfruttando la propria popolarità sui media.
Il confronto viene fatto tra i famosi televenditori delle TV locali italiane di qualche decennio fa e gli influencer di oggi. Gli appartenenti alle due categorie usano un concetto molto caro ai pubblicitari: un prodotto non si vende perché qualcuno consiglia di comprarlo, ma perché la comunicazione tra chi da i consigli e chi sta ad ascoltarlo viene fatta in modo da colpire l’immaginazione e rimanere nella testa del destinatario. I televenditori, con approcci teatrali e istrionici, riuscivano a trasformare un prodotto banale in un oggetto irresistibile, non tanto raccontando bugie quanto coinvolgendo emotivamente il pubblico: quello che conta non è il valore del prodotto, ma la narrazione che lo circonda.
Proprio perché il marketing non ha mai riguardato i prodotti, ma il modo di raccontarli, le televendite, dalla semplice funzione di tappare i buchi del palinsesto di televisioni private appena nate, si sono trasformate, e in fretta, in veri e propri programmi di intrattenimento
Adesso, nell’epoca dei social media, con un pubblico alla ricerca di qualcosa di diverso e nuovo rispetto ai media tradizionali, gli influencer sono stati in grado di colmare buchi proponendo contenuti autentici, freschi, capaci di catalizzare l’interesse di una nicchia di pubblico e diventando la fonte di informazione preferita.
possiamo dire che i teleimbonitori ci sono riusciti e sono tornati. Viene da domandarsi se il trucco riuscirà anche alla progenie dei prodotti social media o se gli dei del tubo catodico avranno sempre e comunque la meglio perché sono stati i primi, se li sono inventati loro il personal branding, l’e-commerce e l’influencer marketing.


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