The Conversation pubblica un articolo di due scienziati cognitivi che tentano di applicare le loro competenze per spiegare l’effetto di alcune caratteristiche psicologiche sulle scelte degli elettori europei, in aggiunta alle spiegazioni economiche e sociali già proposte.
Secondo gli autori, un effetto di cui bisogna tener conto è quello per cui le nostre decisioni sono guidate in buona parte dalle esperienze personali, invece che da motivazioni quantitative. L’esempio più eclatante proposto è quello delle popolazioni che continuano vivere in aree ad alto rischio, come quelle vicino al Vesuvio.
Most residents in the red zone have never personally experienced Mount Vesuvius erupting. Their personal experience, day in and day out, probably reassures them with a sense of “all clear”. Numerous psychological experiments have confirmed how this everyday behaviour can emerge. Our experience tends to underweight and underestimate the likelihood and impact of rare events for the very reason that they are rare.
In modo analogo può essere interpretato il comportamento delle persone che non credono all’utilità dei vaccini: le malattie gravi prevenibili dai vaccini sono diventate così rare che le persone non si rendono conto di quanti rischi si corrono a non usarli.
Questa spiegazione viene usata per spiegare come mai i cittadini europei -abituati a decenni di pace e benessere- non si rendono conto che questa situazione possa finire, se il sistema politico che li ha garantiti non sarà più quello in cui sono vissuti. Ma le soluzioni proposte dagli autori per ovviare a questo rischio sembrano piuttosto ingenue.


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