Roberto Inchingolo per Il Tascabile ci parla del concetto di “ingegneri degli ecosistemi” e del ruolo degli esseri umani rispetto ad altre specie che modellano l’ambiente.
Animali come i castori costruiscono dighe che regolano l’assetto idrico e aumentano la biodiversità: in alcuni casi paiono aver contribuito alla gestione ambientale meglio degli interventi umani:
Le loro dighe sono in grado di trattenere milioni di litri d’acqua, creando un ambiente favorevole a sostenere interi ecosistemi. Uno studio sui castori euroasiatici (Castor fiber) nel parco nazionale delle foreste Bavaresi ha rivelato come la loro presenza aumenti la biodiversità circostante: le aree dove i castori sono attivi presentano un maggior numero di altre specie animali e vegetali rispetto a quelle dove i castori non ci sono.
Pare che i castori siano utili anche nella prevenzione degli incendi:
… creano riiserve idriche utili anche a combattere gli incendi: la presenza del castoro nordamericano (Castor canadensis) è stata fondamentale per mitigare i danni degli incendi in California che hanno devastato la regione nel gennaio 2025. Le dighe, infatti, rallentano il flusso delle acque fluviali e mantengono ben idratate le foreste, che sono così meno suscettibili a seccarsi e prendere fuoco. Ragione per cui il California Department of Fish and Wildlife ha da poco lanciato un programma di rilascio di questi animali in zone chiave dello stato americano. Una ricerca decennale dell’Università di Exeter, nel Regno Unito, dove i castori erano stati cacciati fino all’estinzione e dove sono stati reintrodotti da poco, ha anche mostrato come le loro dighe rendano il territorio più resiliente alle alluvioni, con una riduzione di un terzo del flusso fluviale durante i periodi di forti piogge.
Ma cosa cono gli ingegneri ecosistemici?
Tutte le specie, in maniera istintiva, inconsapevole o deliberata, alterano l’ambiente in cui vivono, a volte in modo drastico. Perché allora usiamo la parola “ingegneri” solo per alcune, dove sta il discrimine? A rendere una specie attrice protagonista del proprio ecosistema, invece che semplice comparsa, potrebbe essere proprio l’influenza su altre specie, come ha suggerito uno studio che ha simulato al computer la macroevoluzione di ecosistemi virtuali per 15.000 generazioni. Le specie a cui veniva assegnata la capacità di influenzare la fitness evolutiva di altre specie (ovvero, il loro successo riproduttivo) finivano per monopolizzare interi ecosistemi in alcune simulazioni, ma anche per aumentare la biodiversità generale in altre. In parole povere, un ecosystem engineer è una specie che in un determinato luogo si fa notare, a discapito o a beneficio delle altre.
Nel dibattito alcuni vorrebbero trovare un altro termine rispetto ad ingegneri, alla ricerca di una parola che dia meno spazio all’intenzionalità.
E il nodo viene al pettine, perché se davvero l’unica specie che può intenzionalmente alterare l’ambiente è la nostra, allora non stiamo facendo un buon lavoro. Il modo in cui gestiamo le risorse idriche globali, da un lato incrementando i fenomeni di siccità, dall’altro quelli di inondazione (a volte nella stessa regione), non è sostenibile a lungo termine.
Infine, l’articolo riflette sul ruolo dei castori reintrodotti in Italia e sulla necessità di bilanciare interventi artificiali con soluzioni naturali.
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