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Il ricatto dei supermercati all’agricoltura italiana

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In una recente discussione è emerso il tema relativo al rapporto che c’è tra agricoltura italiana ed i supermercati (GDO).

Questo articolo di Internazionale, a firma di Stefano Liberti (Paywall; ne parlano anche Fruit Journal e Alimentando), si sofferma sui rapporti opachi tra la grande distribuzione e gli agricoltori.

Un sistema opaco, fatto di sconti imposti, percentuali di scarto decise unilateralmente, contrattazioni digitali al ribasso , consegne a orari impossibili e verifiche pressanti che rischiano di rimandare indietro intere partite di merce per motivi insignificanti.

La pratica “incriminata”, anche se formalmente legale, si chiama ristorno:

il supermercato pretende un “contributo” per la logistica, per il marketing, per l’esposizione. In realtà è un balzello imposto con la forza contrattuale di chi può dettare le condizioni. E chi non accetta, viene tagliato fuori.

In pratica il piccolo produttore è costretto ad accettare un ribasso al prezzo finale ottenuto per la vendita della sua merce, mascherato da “contributo per il marketing”, imposto dalla GDO; se il produttore non accetta il supermercato non acquisterà più la sua merce, costringendolo di fatto fuori dal mercato.

La legge li permette, purché siano concordati, ma concordare qualcosa in un contesto dove una parte detta le condizioni e l’altra può solo adeguarsi significa svuotare il concetto stesso di accordo.

Uno dei tanti problemi che saltano all’occhio nell’inchiesta di Internazionale è il dislivello evidente fra ciò che il consumatore paga e lo “sconto” che il produttore ha dovuto applicare solo perché la sua merce potesse restare nei banchi o fra gli scaffali del supermercato.

Ma questo sistema, iniquo anche se legale, quantomeno sulla carta, può essere sanzionato?

Secondo i dati dell’Ispettorato per la repressione delle frodi, nel biennio 2023-24 sono state comminate sanzioni per 665.000 euro, tuttavia, secondo alcune stime, il valore di queste pratiche supera i 350 milioni di euro all’anno:

È un effetto placebo: crea l’illusione di un controllo, ma non sposta gli equilibri.

Secondo Liberti, l’unico modo perché gli agricoltori, la parte più fragile della filiera agroalimentare, possano riuscire a contrastare in maniera efficace lo squilibrio di potere attualmente in atto, è quello di consociarsi ed organizzarsi, costruire reti che permettano loro di trattare da una posizione di maggiore forza rispetto al singolo.

Perché finché ogni agricoltore negozierà da solo, la grande distribuzione continuerà a dettare le condizioni.


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