Su suggerimento di @Sguenz.
Da vent’anni Jonathan Haidt, psicologo morale e filosofo, indaga i meccanismi profondi che regolano la nostra esistenza, le decisioni che prendiamo, i valori che crediamo universali, che condividiamo o che rifiutiamo. Il giudizio morale è secondo Haidt la bussola che, dalle piccole scelte quotidiane ai grandi temi della politica e della religione, orienta la tendenza naturale dell’uomo a riunirsi in tribù e a dividersi su ciò che si ritiene essere giusto o sbagliato. Menti tribali, arrivato ai vertici della classifica del New York Times, è un libro che propone una via alla convivenza e al dialogo, partendo dalla comprensione dei processi biologici ancestrali da cui nasce la nostra ricerca del bene. Sia “Le Scienze” sia “Doppiozero” dedicano due punti di vista sul testo.
Presentando il proprio scritto, Jonathan Haidt scrive (lo trovate qui nell’introduzione):
“Le persone che dedicano la propria vita a studiare qualcosa spesso finiscono per credere che l’oggetto del loro interesse sia la chiave per capire tutto. Negli ultimi anni sono stati pubblicati libri sul ruolo fondamentale che hanno svolto nella storia umana la cucina, la maternità, la guerra… persino il sale. Bene, questo è uno di quei libri. Io mi occupo di psicologia morale e nelle pagine che seguono esporrò la mia tesi secondo la quale la morale è la straordinaria dote umana che ha reso possibile la civiltà […] Alla fine spero di riuscire a farvi vedere da una prospettiva nuova due degli argomenti più importanti, spinosi e fonte di divisione della nostra vita: la politica e la religione”.
Immagine tratta da Pixabay.
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