A cura di @Luis.
Esaltante prova da parte del candidato di destra radicale e pupillo dell’ex-presidente Alvaro Uribe, Ivan Duque, che ottiene il 40% dei voti al primo turno di questa domenica ma al ballottaggio rischia di rimanere al palo.
A un certo punto della campagna elettorale sembrava possibile l’erosione di voti di Duque, uscito molto rafforzato dalle primarie, da parte dell’ex-vicepresidente di Santos, Germán Vargas Lleras, in particolare da quando aveva portato dalla sua i partiti di centrodestra istituzionale Partito Conservatore e Partito Sociale di Unità Nazionale (quello del Presidente Santos) a patto però di difendere gli accordi di Pace, tanto da paventare nei sondaggi la possibilità che sia Vargas Lleras ad arrivare al ballottaggio, ma alla fine i risultati sono stati di 39,13% per Ivan Duque e 7,27% per Vargas Lleras, segno che nella galassia conservatrice hanno scelto senza tentennamenti per l’opzione più radicale e più critica verso gli accordi di Pace.
Dall’altro lato dello scacchiere politico l’ex-sindaco di Bogotà Gustavo Petro, che era salito alla ribalta con un discorso radicale e anti-establishment, passa al secondo turno come previsto dai sondaggi ma lo fa con una percentuale inferiore alle aspettative, con il 25,09%, che se paragonato alla percentuale raggiunta dal candidato dell’unità dei partiti di centrosinistra e vera sorpresa di queste elezioni, Sergio Fajardo, cioè il 23,74%, ha il sapore di una candidatura che rischiava di subire una battuta d’arresto.
In fine, nell’insieme dei candidati moderati di centrosinistra, Sergio Fajardo e il liberale Humberto De la Calle, rappresentano un quarto dell’elettorato, oltretutto più favorevole agli accordi di Pace, cosa che può eventualmente favorire Petro per colmare il gap col candidato conservatore a patto di lasciare per strada gli aspetti più radicali delle sue proposte politiche fatte fin qui, tanto nelle primarie come nel primo turno.
Immagine da Flickr.
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