A cura di @NedCuttle21(Ulm).
Internazionale pubblica la recensione di Ida Dominijanni del libro Senza il muro. Le due Europe dopo il crollo del comunismo, una raccolta di saggi firmata da Jacques Rupnik, politologo praghese esperto di storia e politica dei paesi dell’Europa centro-orientale.
[…] Ma il movente del libro è politico, e si racchiude in due domande sull’oggi.La prima: l’ascesa di movimenti e governi populisti, sovranisti e antieuropei, dichiaratamente illiberali o evidentemente neoautoritari, segnala un problema dell’Europa centrorientale, riconducibile magari all’eredità del regime sovietico, o annuncia piuttosto una tendenza transeuropea e transatlantica delle postdemocrazie contemporanee, tanto più se mettiamo nel conto il governo gialloverde italiano, la Brexit e la presidenza Trump negli Stati Uniti? Si tratta insomma di un ritorno dell’oriente o di una deriva dell’occidente? La seconda: assistiamo, oggi e non da oggi, al rovesciamento di tutte le promesse e le premesse dell’ottantanove nel loro contrario: dall’abbattimento del muro alla costruzione delle barriere contro i migranti, dal trionfo alla crisi della democrazia liberale, dalla riunificazione dell’Europa alle nuove divisioni che la solcano, dal trionfo dell’economia di mercato alla catastrofe finanziaria del 2008, dalla società aperta ai ripiegamenti identitari, dal progetto sovranazionale europeo ai nazionalismi, dai movimenti del dissenso in nome dei diritti umani alle leggi contro le ong, dal mito della governance globale agli arroccamenti sovranisti. Come interpretare questo rovesciamento? Si è trattato di promesse tradite o di premesse sbagliate, o di tutt’e due?
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