Riprendendo i dati contenuti in un volume di recente pubblicazione (“Perché TAV. Risultati, prospettive e rischi di un progetto paese”, 2019) e in diversi report ufficiali, in un articolo su Economia e Politica Gianfranco Viesti si interroga su come il panorama ferroviario italiano sia cambiato negli ultimi due decenni.
Le politiche per il trasporto ferroviario degli ultimi due decenni – tanto per le reti quanto per i servizi – hanno determinato un incremento delle disparità esistenti in Italia, in particolare, anche se non solo, fra Nord e Sud (…). Mentre crescevano moltissimo i servizi sulle linee AV si riducevano sulle altre. In parte come effetto diretto proprio dei nuovi collegamenti: per Genova “la realizzazione della dorsale si è tradotta nella deviazione dei servizi provenienti da Torino e diretti a Roma, con riduzione netta delle frequenze di collegamento per la capitale” (…). Ma lo stesso è avvenuto in altre parti del paese, a causa della forte riduzione delle risorse pubbliche nazionali per il trasporto ferroviario interregionale, con la scomparsa, ad esempio, dei servizi fra Pescara e Roma, o sulla dorsale ionica. I collegamenti nel Mezzogiorno sono in particolare estremamente modesti: le due principali città del Sud continentale, Napoli e Bari non hanno neanche un collegamento ferroviario diretto.
Immagine da Flickr.
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