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Gli anziani europei nelle case di riposo in Thailandia

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Il Guardian riporta i risultati di una ricerca fatta sulle case di riposo private in Thailandia, in cui viene messo in evidenza un crescente flusso di anziani con problemi di demenza senile che dal Regno Unito vengono ricoverati dai familiari a migliaia di chilometri di distanza.

I familiari preferiscono questa soluzione alle varie soluzioni possibili in patria in quanto, a parità di costo, i familiari ricevono un’assistenza nettamente superiore.

Paul Edwards, the director of clinical services at Dementia UK, said: “I can well understand people choosing this option, given the state of anxiety about care in the UK.

“It’s an emerging market that I can see becoming more popular because our failing and ailing system – which no politician is even trying to find a solution for – causes fear for those whose loved ones have to use it.”

Il proprietario britannico di una di queste case di riposo esprime così la sua opinione:

“I don’t believe there are any relatives in the world who want to export their mother and father to a different country,” he said. “What they want is care for their mother and father that they are entitled to and unfortunately, their local city is incapable of giving them….

“You should find the solution at home. But the solutions aren’t good enough or affordable in the UK. Dementia sufferers need a lot of time and that doesn’t fit in with the western lifestyle any more. The advantage with somewhere like Thailand is that the staff are a lot cheaper and the strong family culture here. People respect the elderly as a norm. In the west, we don’t respect the elderly any more.

“The British state does need to do more because the best place for people to be looked after is where they are now.”

Il tema delle cure in Thailandia per malattie come l’Alzheimer e altre demenze non è nuovo alle cronache: un articolo del 2014 di Swiss Info racconta del centro di Baan Kamlangchay:

 Se gli anziani sono liberi di muoversi, è perché beneficiano di una presa a carico individuale e permanente: ogni malato è seguito da tre persone, che a turno lo accompagnano in tutte le attività. Di notte, c’è sempre qualcuno che dorme nella stessa stanza. «In Svizzera non sarebbe possibile», osserva Ursula Lanz. La relazione con il personale curante, sottolinea, «è cruciale per i malati di demenza. Non si può ottenere lo stesso risultato quando c’è una sola infermiera per 7 o 8 pazienti».

 


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