Su Rolling Stones (link alternativo) un’articolata riflessione sull’idiosincrasia su tutto ciò che circonda la penetrazione anale.
Nel linguaggio parlato usiamo di frequente espressioni come “che inculata” o “l’ha preso in culo” per descrivere inganni e fregature – il che non è proprio il massimo per la reputazione del sesso anale. Se la penetrazione anale fosse esclusivamente sinonimo di una perdita (di dignità o di potere) nessuno vorrebbe farlo.
Secondo il filosofo Paul B. Preciado, autore di Terrore anale. Appunti sui primi giorni della rivoluzione (Fandango Libri, 2018) la ragione di questa attitudine sta nel fatto che siamo stati castrati del nostro ano che, insieme alla bocca, è uno strumento di piacere democratico ed egualitario.
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