A cura di @werner58
Le onde sismiche sono il principale strumento per studiare l’interno della Terra: di conseguenza, il pianeta è ormai da tempo coperto da una fitta rete di sismografi che ne registra i sommovimenti — o almeno, sono coperte le terre emerse. Installare stazioni sismiche nelle ben più ampie zone sommerse è molto più costoso, e la copertura si fa necessariamente molto più rada.
Il National Geographic ci informa di una nuova tecnica sviluppata dai geofisici dell’università della California (Berkeley) per tappare questa falla: sfruttando alcune irregolarità nei cavi a fibra ottica per telecomunicazioni posati sui fondali, senza modifiche particolari, è possibile utilizzarli come sismografi distribuiti.
La tecnica è stata recentemente sperimentata nella baia di Monterey; al momento è possibile illuminare una sezione di cavo lunga una ventina di chilometri, ma il gruppo di Nate Lindsey sta lavorando per aumentare la portata del sistema.
Immagine da Wikimedia Commons
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