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«Spero di piangere in modo carino». Sono un neo papà, ho l’età di Chiara Ferragni e ho visto Unposted

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Nicola Pedrazzi parla (link alternativo) su Minima et Moralia di Unposted, di Chiara Ferragni.

Nella sua inesistenza narrativa e contenutistica – già ampiamente recensita –, il film di Chiara Ferragni ha però il pregio di fornire un perfetto punto di partenza per riflettere sulla condizione esistenziale di un influencer di calibro planetario.

Per farvi capire cosa intendo parto dal momento rivelatore della pellicola: la preparazione del celebre matrimonio tra Chiara e Fedez, più visto e partecipato di quello dei reali d’Inghilterra. In dieci minuti di girato si intrecciano 4 livelli di fiction. Il primo, analogico e sperimentato da chiunque, afferisce alla dimensione del preparativo: mi muovo immaginando le mosse che dovrò fare domani durante la cerimonia, dinanzi al pubblico che ci sarà. A differenza della nostra cugina di Pizzo Calabro però Chiara ha attorno a sé una troupe professionale che ha l’incarico di trasformare quei preparativi nel picco narrativo di un film che verrà distribuito a un anno dal matrimonio: dunque quando dice a Fedez che «a questo punto devi sollevarmi il velo in questo modo e devi dirmi che sono bellissima», l’informazione potrebbe essere per il marito, affinché segua il copione il giorno dopo, oppure per lo spettatore del film, a cui vogliamo far sapere che è così che si prepara il matrimonio del secolo, sin nei minimi dettagli.

Immagine da Wikimedia.


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