Il rapporto tra Stato e confessioni durante la quarantena
di Venerdì santo
Tiziana Di Iorio scrive su Stato e Chiese un lungo paper in cui si interroga circa il rapporto tra la Repubblica e le confessioni religiose, cercando di capire la politica ecclesiastica che ha determinato e guidato le scelte di contenimento del contagio regolamentando i culti pubblici. La mancata condivisione dei protocolli da parte della commissione paritetica tra Chiesa Cattolica e Stato (non rinnovata dopo la scadenza dei membri) e il mancato accordo con le confessioni acattoliche è stato un punto dolente, che merita di essere redarguito perché
se la laicità pretende un atteggiamento di autentica
neutralità ex parte Status, essa si pone come invalicabile sbarramento ad ogni tipo di ingerenza e conferisce all’autorità civile il potere di intervenire solo ed esclusivamente in ordine alla garanzia “della libertà di vivere le proprie vicende spirituali, al riparo di qualsivoglia ostacolo o turbativa”. Si tratta di un principio che misura lo stato di salute della
stessa democrazia.
Il modello svedese funziona?
di Qwerty
Tomas Pueyo descrive l’evoluzione del contagio in Svezia, che non ha imposto misure rigide di lockdown nel tentativo di arrivare, in maniera controllata, all’immunità di gregge fra la popolazione. Per Pueyo, l’esperimento svedese non ha funzionato, e l’immunità di gregge è un traguardo ancora lontano. Nel frattempo il paese ha comunque avuto molti più morti dei suoi vicini e degli altri paesi europei che sono stati colpiti dal contagio nello stesso momento, e non è riuscito, come speravano le autorità svedesi, a impedire che il coronavirus arrivasse alle case di riposo. Gli indicatori economici disponibili per questi mesi non sembrano indicare che la Svezia se la sia cavata meglio di altri paesi, e ora, mentre i suoi partner europei rilasseranno le misure di lockdown, dovrà subire restrizioni alla mobilità.
Il caso svedese dimostra che lasciare girare il contagio e limitare i danni non è una buona opzione. Resta però la possibilità di passare direttamente alla fase di controllo del contagio (“la danza”, nella famosa definizione di Pueyo), saltando quella più costosa e invasiva del lockdown (“il martello”).
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