Su suggerimento e a cura di @TapleyUlm05
In questo articolo Christian Raimo si occupa del fenomeno dei senza fissa dimora della capitale, gente a cui il mondo della politica sembra non essere particolarmente interessato. Ammontano a circa ottomila e sono per la maggior parte stranieri. Chi dovrebbe occuparsene – la Comunità di Sant’Egidio e la Caritas lo fanno da decenni, e se non ci fossero la situazione sarebbe perfino più drammatica – opera in una situazione estremamente precaria: mancanza di posti letto e di un protocollo sanitario adeguato sono solo alcuni dei problemi con cui quotidianamente gli operatori del settore sono chiamati a confrontarsi. Ogni anno la comunità di cui sopra celebra una messa – dedicata a una donna, Modesta Valenti, deceduta alla stazione Termini nel 1983 – per ricordare tutte le persone morte per strada. Alla stessa donna è dedicato un indirizzo civico – Via Modesta Valenti – , che dal 2002 ad oggi ha svolto la funzione di “residenza virtuale” per tutte quelli che, nel corso degli anni, persa la “residenza fisica”, hanno continuato ad avere bisogno di ricevere posta, fare documenti o altro ancora. Ultimamente però è davvero difficile ottenere questa “residenza”, e non solo perchè le richieste sono davvero tante, ma anche perchè in alcuni casi si è scoperto che la documentazione necessaria per cominciare a usufruire del servizio era stata presentata da persone tutt’altro che indigenti e senza fissa dimora; gente che ha furbescamente visto nell’iniziativa lo strumento ideale per poter finalmente aggirare il fisco e non farsi più rintracciare, grazie al “nuovo indirizzo civico”, dall’agenzia delle entrate.
Immagine di Pedro Ribeiro Simões via Flickr, CC BY 2.0
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