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Anthea Comellini, astronauta politecnica

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«Un giorno mi è arrivata una chiamata da un numero francese e dall’altra parte ho sentito una voce maschile che mi parlava in inglese con un accento germanico. Io penso che in Europa ci sia una sola persona che corrisponda a questo criterio: Josef Aschbacher, il direttore generale dell’ESA». Quel giorno, quella voce, ha comunicato all’Alumna Anthea Comellini che era appena stata scelta dall’ESA tra 23mila candidati per entrare a far parte dei 17 astronauti e astronaute, unica donna italiana, in qualità di membro della riserva.

In collegamento dalla sede francese di Thales Alenia Space, dove lavora come ingegnera nel reparto di Ricerca e sviluppo, racconta ad  Alumni Politecnico di Milano , la community dei laureati del Politecnico, il suo percorso.

Anthea Comellini,  laureata in Ingegneria Aerospaziale al Politecnico di Milano, è stata selezionata dall’ESA nel 2022 come membro della Riserva degli Astronauti. La sua passione per l’esplorazione spaziale è nata fin da piccola, affascinata dalla tecnologia che l’uomo riusciva a mettere in campo per avventurarsi in questo tipo di esplorazioni.

Ricorda di aver visto il film “Armageddon” e di essere rimasta colpita dall’immagine dello shuttle sulla rampa di lancio. Inizialmente pensava fosse fantascienza, ma scoprendo che lo shuttle esisteva davvero, ha capito che alcune cose alla “Star Wars” si potessero fare.

La sua strada verso l’ingegneria aerospaziale ha preso una svolta decisiva alla fine delle scuole medie, quando ha scelto la carriera scientifica invece di quella umanistica. Ha considerato anche di entrare in Accademia Aeronautica a Pozzuoli, ma ha capito che avrebbe preferito studiare gli aerei invece di pilotarli.

La sua formazione al Politecnico di Milano è stata fondamentale per la sua carriera. L’aver speso così tante ore sui libri per assimilare concetti nelle discipline più disparate le ha dato la consapevolezza che magari non ricorda a memoria una formula, ma sa benissimo dove andare a cercarle e come applicarla.

Quando le capita di incontrare coetanei o persone più giovani, qual è il messaggio che le preme trasmettere?

Ai più giovani dico di non temere di compiere scelte difficili. Cerco poi di porre l’attenzione su quanto sia sbagliata un certo tipo di narrativa, ancora presente, per cui se sei una ragazza e scegli la carriera tecnico-scientifica avrai vita difficile, perché non è un posto per donne. Infine, dico che non è che si debba diventare per forza astronauti. A me è andata bene, ma una delle ultime fasi, quella dei test medici, non dipende dal nostro impegno e superarla non è un merito. Quindi non possiamo condizionare la nostra felicità ad una metà in cui c’è una così grande componente di fortuna. Dico sempre che se fosse andata male non mi sarei sentita una fallita. Anche senza essere astronauta, grazie a tutta la strada percorsa, mi sarei comunque trovata a fare con passione ciò che amo.


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