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Argentina 2017: butta male per Macri?

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La prima provincia al voto ha consegnato un risultato deludente per la coalizione che sostiene il governo di Mauricio Macri.

L’importanza delle elezioni provinciali (l’Argentina è una repubblica federale e la sue province costituiscono quello che per gli Stati Uniti sono gli stati dell’unione) risiede nel fatto che di solito sono un ottimo termometro per misurare la situazione politica durante l’anno elettorale: nel 2011 le prime consultazioni provinciali convinsero Macri a desistere dalla corsa presidenziale mentre nel 2015 convinsero Cristina Kirchner a rinunciare a un candidato di bandiera per puntare tutto su Daniel Scioli.

Quest’anno la prima provincia al voto è stata Chaco, nel nord argentino, dove vince con il 46,2% dei voti il Fronte Chaco Merece Más, kirchnerista, contro il 34,1% di Cambiemos, che sostiene il governo mentre la sinistra raggiunge un buon 5,7%, dei trozkisti del Partito Operario.

Nel 2007 un giovane leader dell’ala progressista del giustizialismo, Jorge Capitanich, riusciva a espugnare la provincia di Chaco, strappandola al potere accumulato in anni di amministrazione clientelare dai Radicali, l’altro partito tradizionale argentino.

All’epoca la vittoria di Capitanich, giovane e carismatico, sia contro i Radicali che contro il Peronismo tradizionale, sulla scia dell’ondata celeste y blanco nazionale veniva percepito come segno del carattere propositivo e rinnovatore di chiara matrice progressista del Kirchnerismo.

Oggi però Capitanich rappresenta tutto quello che viene contestato al decennio K., da giovane promessa progressista è diventato l’anello di congiunzione tra i diarchi K e il peronismo del Nord Argentina, ottuso, clientelare e inaffidabile. Ironia della sorte ha costruito il suo consenso attraverso scambi di favore, traffico di influenze e uso politico del debito pubblico e delle risorse che gli derivavano dalla lealtà al Governo K.

Capitanich, che non è più governatore, in questi anni inoltre è stato uno dei pochi gerarchi provinciali a opporsi sistematicamente alle politiche di governo, fatto curioso visto che il cosiddetto Partito dei Governatori rappresenta l’ala dialogante del Fronte per la Vittoria.

Come rappresaglia per il mancato appoggio al progetto nazionale dalla Casa Rosada hanno chiuso i rubinetti che erogano finanziamenti alle casse provinciali, sia per quanto riguarda l’assegnazione dei fondi federali destinati alle province sia per quanto riguarda gli investimenti pertinenti il Plan Belgrano, l’ambizioso piano ideato (nonché discutibile) da Macri per lo sviluppo del Nord.

In provincia inoltre c’era già una forte opposizione contro l’odiato Capitanich, la radicale Aida Ayala, ai tempi sindaco della capitale Resistencia a cui attorno è stata costruita l’alleanza locale di Cambiemos, aveva raggiunto il 43% due anni fa e oggi si vede una notevole flessione da quel risultato nonostante il periodo avverso per il Peronismo.

Aprire l’anno elettorale con una vittoria non assicura il successo elettorale, come nel 2015 per i K, ma senz’altro non è una cosa positiva cominciare da una sconfitta partendo da una posizione di forza.


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