Il blog Riabilitazione Info traduce (traduzione di Gianantonio Spadolin) un breve e-book pubblicato sul blog PainScience (l’online e-book in inglese è aggiornato al 2023, la traduzione del 2015 è relativa ad una versione precedente) di Paul Ingraham, ex massaggiatore e giornalista scientifico che si interessa di scienza del dolore. L’articolo si occupa dello stretching e dei benefici che ne possono derivare:
Non è che tutta questa gente si stia dando da fare per niente? Pare proprio di sì. La loro fiducia nel valore dello stretching è malriposta? Ho paura di sì. Questo articolo prova a fare il processo scientifico allo stretching nei dettagli, e mette in discussione molte idee comuni in proposito.
L’articolo chiarisce subito che parlare di benefici dello stretching è complesso, perchè dipende dagli obiettivi dello stretching e dal tipo di attività sportiva.
Tuttavia, molta ricerca attuale ci dice che lo stretching come lo conosciamo – il tipico stretching che si fa in palestra o sui campi sportivi – è in gran parte una perdita di tempo perlomeno per gli obiettivi più comunemente individuati.
L’articolo riporta e riassume alcuni studi risalenti ai primi anni 2000 che si sono occupati della pratica dello stretching, tra cui review sistematiche (e risposte) della letteratura scientifica e randomized trial di reclute militari. Questi studi, per esempio, non possono dimostrare che lo stretching prevenga gli infortuni o l’indolenziomento muscolare. L’articolo poi elenca i 5 obiettivi principali di coloro che praticano stretching e successivamente cerca di dimostrare come lo stretching non sia utile per questi obiettivi (ma non escludendo che possa essere utile per altri obiettivi):
Ecco i 4 obiettivi sperati dello stretching che sento ogni giorno:
- Riscaldarsi prima dell’attività sportiva
- Prevenire gli infortuni
- Prevenire l’indolenzimento muscolare dopo l’esercizio
- Guadagnare flessibilità7
E talvolta sento anche:
- Migliorare la prestazione (soprattutto gli scattisti)
Altri articoli si sono occupati di questa tematica, tra cui due articoli del New York Times, uno del 2008 a firma di Gretchen Reynolds e uno più recente (alt) di Hannah Seo, pubblicato nel 2022:
While some evidence is conflicting, the majority of research also suggests that static stretching has no effect on — or may even hinder — your performance during strength and power training.
Many people stretch before working out to reduce their risk of injury, but there’s a lot of conflicting evidence on that topic as well, Dr. Behm said. For instance, he and his colleagues found in a 2021 review that while static stretching before exercise didn’t always decrease the risk of injury, it did reduce muscle and tendon injuries when done before exercises requiring agility and explosive movements, like sprinting, jumping or pivoting.
Many people stretch after a workout because they think it will aid their recovery and minimize soreness, Dr. Behm said. But “the literature is very mixed on that” too, Dr. Smith added.
L’articolo conclude che lo stretching può servire per migliorare la propria flessibilità:
But rather than focusing on whether or not to stretch, Dr. Smith said, it’s important to look at the bigger picture of physical fitness, “which is that being strong, having good balance, having good coordination” are all important goals to strive for with various types of exercise. Stretching can be a part of that, but if it doesn’t fit in with your schedule or goals, you don’t have to force it.
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