Questo mese andiamo in Sudamerica. La letteratura sudamericana è un crogiolo di realismo magico, introspezione filosofica, epica della terra e denuncia politica, e selezionare solo cinque titoli non è stato facile, ma ho cercato di mettere un titolo per paese.
- Cent’anni di solitudine di Gabriel García Márquez (Colombia)
Questo è talmente facile da essere quasi scontato, essedo il romanzo che ha definito il “boom” latinoamericano e ha “inventato” il realismo magico, cambiando per sempre il modo in cui il mondo vedeva l’America Latina e il modo in cui l’America Latina raccontava sé stessa. L’epopea della famiglia Buendía e della fondazione, ascesa e caduta della città mitica di Macondo è una metafora dell’intera storia sudamericana. García Márquez intreccia mito, storia, politica e fantasia con una prosa torrenziale e biblica. È un’opera che contiene tutto: l’amore, la guerra, la solitudine, l’incesto e il tempo ciclico. - Finzioni di Jorge Luis Borges (Argentina)
Se Márquez rappresenta l’epica torrenziale e magica, Borges ne è l’esatto opposto: il maestro della prosa concisa, filosofica e labirintica. Finzioni è una raccolta di racconti che sono in realtà saggi filosofici mascherati da letteratura fantastica, in cui Borges gioca con i concetti di tempo, infinito, identità e realtà creando biblioteche infinite, lotterie che governano il mondo e mondi immaginariche invadono il nostro. Definire Borges è impossibile. - Rayuela – Il gioco del mondo di Julio Cortázar (Argentina)
Questo è l’anti-romanzo per eccellenza, l’opera che ha fatto esplodere la struttura narrativa tradizionale. il romanzo è famoso per la sua “Tavola d’orientamento”, che invita il lettore a scegliere: leggere il libro in modo lineare o saltare tra i capitoli in un ordine alternativo, creando una narrazione completamente diversa. È un libro sull’amore, sulla vita bohémien tra Parigi e Buenos Aires e sulla ricerca di un “centro” o di un senso. - Grande Sertão di João Guimarães Rosa (Brasile)
Grande Sertão è l’epica brasiliana, il Moby Dick o l’Ulisse del continente. Scritto come un unico, ininterrotto monologo, il libro è la confessione del jagunço (un bandito/mercenario del sertão, l’arido entroterra brasiliano) Riobaldo. È un’opera di incredibile innovazione linguistica, in cui Guimarães Rosa reinventa la lingua portoghese mescolando arcaismi, neologismi e linguaggio orale. È una meditazione profonda sul male, sulla violenza, sull’amore e sulla natura metafisica della realtà, un’immersione totale in un paesaggio fisico e spirituale unico. - La casa degli spiriti di Isabel Allende (Cile)
Questo romanzo segna l’esplosione della narrativa femminile sudamericana. L’Allende riprende la formula del realismo magico di García Márquez ma la applica a una saga familiare (la famiglia Trueba) con una prospettiva dichiaratamente femminile e femminista. Il libro non è solo una cronaca di amori e fantasmi, ma è anche una potente allegoria politica: attraverso la storia della famiglia, l’autrice racconta infaftti la storia del Cile del XX secolo, culminando nel trauma del colpo di stato militare di Pinochet (mai nominato esplicitamente). È l’opera che ha dimostrato come la saga familiare potesse essere usata per raccontare la tragedia politica nazionale.
Naturalmente ci sono altri libri importanti (penso ad esempio a Gabriella, garofano e cannella di Amado) ma per non fare torto a nessuno mi sono focalizzato sui cinque più importanti.
Poi come sempre c’è in corso la lettura collettiva di HPL, se volete unirvi a me e Omotto non dispiace affatto. O se volete parlare di altri libri qui non ci formalizziamo e non esiste l’Off Topic.


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