Bisogna costruire la politica come una pedagogia, come uno studio, come una cultura. Fare e riflettere. Perché se non c’è riflessione, nessuna azione politica guarda al futuro, nessun atto di potere apre spazi. È su questo che riflette Brunetto Latini durante l’esilio in Francia, dove è costretto a restare per sei lunghi anni a causa della vittoria dei ghibellini a Montaperti nel 1260.
In quegli anni, mentre l’Italia affronta tempi duri, Brunetto Latini non si perde d’animo, continua la sua attività notarile, traduce il De Inventione e scrive la sua opera più famosa, il Tresor.
In questo modo, colui che è conosciuto soprattutto per essere stato il maestro di Dante, molti anni prima che il poeta nascesse, con concretezza e pragmatismo, educa tutta una generazione alla politica.
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