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Cavità lunari sotterranee

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Fin dalle prime immagini delle sonde che fotografarono la superficie lunare erano stati osservati dei canali sinuosi sulla superficie che vennero chiamati rille, in italiano rima.

Inizialmente ipotizzati come prodotti dall’acqua si è poi passati all’ipotesi che si trattasse di canali lavici, prodotti dallo scorrere delle lave ma non per meccanismi di erosione ma di raffreddamento dei bordi della colata.

Catena sinuosa di pozzi di collasso che si trasformano in un segmento continuo non collassato di un tunnel di lava lunare. La catena è lunga circa 50 km e si trova a circa 34,5°N, 43,5°W alla transizione da Mare Imbrium a Oceanus Procellarum, a nord-ovest dal cratere Gruithuisen.

Al fine di studiarli meglio la missione Apollo 15 atterrò nei pressi dell’Hadley rille.

Il cerchietto bianco indica il punto di allunaggio dell’Apollo 15

 

I percosi del Lunar Rover con da Dave Scott e Jim Irwin durante la missione Apollo 15. Foglio 41B4S4 della U.S. Defense Mapping Agency che a sua volta è derivato dai fotogrammi 9370 e 9377 della Pan Camera. Scansione di Robin Wheeler.

Purtroppo i percorsi dell’equipaggio dell’Apollo 15 sono in nero su una immagine a toni di grigio.

Foto scattata nel sito double-core da Jim Irwin dell’Apollo 15. Mostra la vista verso nord-ovest lungo il solco del canale. Dave Scott è accanto al Rover e lo gnomone è a terra, al suo piede destro. Scansione di Kipp Teague – Wikimedia

Dopo le missioni i successivi rilievi fotografici e radar individuarono delle strutture a pozzo che potevano essere degli ingressi di crollo di tubi lavici. Nell’immagine seguente il pozzo nel Mare Tanquillitatis, uno dei più noti.

Spettacolare vista del sole alto del cratere Mare Tranquillitatis che rivela massi su un fondo altrimenti liscio. L’immagine è larga 400 metri, il nord è in alto, NAC M126710873R – Wikimedia

Questo pozzo è da tempo sospettato di essere una finestra sul tetto di un grosso tubo lavico sepolto.

I tubi lavici (in inglese lava tube o lava tunnel) sono sempre generati dalle colate laviche durante la loro messa in posto, alcune volte per chiusura in alto di un canale.

Tale possibilità è stata discussa su vari lavori come questo, Lunar Caves in Mare Deposits Imaged by the LROC Narrow Angle Cameras che si trova su ResearchGate e da cui è tratta l’immagine seguente.   

Pozzo del Mare Tranquillitatis; (A) immagine quasi nadir (M126710873R) e (B) immagine con angolo di emissione di 7° (M155016845R), rivelano insieme più del 90 percento del fondo, entrambe le immagini sono larghe circa 175 m. (C) Vista obliqua (angolo di emissione di 26°; M152662021R), una porzione significativa dell’area illuminata è sotto il bordo sporgente. La stratificazione è rivelata in D, E e F (rispettivamente M155023632R e M144395745L). Le stime dello spessore dello strato di roccia affiorante sono presentate in F in metri, ± 1 m.

Un post su bolive di Monica Panetto Cavità nel sottosuolo lunare: “Le agenzie spaziali puntano a servirsene” parla di un recente articolo proprio su questo pozzo. Il lavoro descrive una simulazione per vedere se l’ipotesi di un tunnel combaciava con i dati radar presi sempre dalla missione NASA Lunar Reconaissance orbiter.

L’ipotesi che combacia meglio con i dati è quella ricostruita in 3D nelle immagini seguenti

 

C’è anche un’intervista ad uno degli autori

Il lavoro è stato pubblicato su Nature Astronomy, Radar evidence of an accessible cave conduit on the Moon below the Mare Tranquillitatis pit  ma purteoppo a pagamento :-(

L’importanza di questi tunnel, sia sulla Luna che su Marte, è che potrebbero essere sedi di future stazioni permanenti in quanto le riparerebbero da meteoriti e dalle radiazioni.

È una ipotesi che è già arrivata nella fantascienza, ad esempio è presente nella cosiddetta Trilogia della Luna di Ian McDonald.

Sulla Terra i tunnel lavici sono presenti comunemente nelle fluide colate dei vulcani basaltici (anche sull’Etna) ma ne sono stati trovati anche su vulcani con lave meno fluide come il Vesuvio e lo Stromboli, mai esplorate ma osservate durante le eruzioni nella Sciara del Fuoco.

Ingresso della Grotta del Gelo sull’Etna. Il nome deriva dal fatto che al suo interno è presente un deposito nivoglaciale perenne – Wikimedia

Si suppone che, poiché sulla Luna la gravità è ridotta a circa un sesto, le dimensioni di questi tunnel debbano essere enormi dell’ordine delle decine e magari centinaia di metri.


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