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Cheese, ottobre 2022 – Kodachrome

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“Kodachrome
They give us those nice bright colors
They give us the greens of summers


Makes you think all the world’s
A sunny day, oh yeah
I got a Nikon camera
I love to take a photograph
So mama don’t take my Kodachrome away”

Kodachrome, Paul Simon in Concert in Hyde Park

PERCHE’ OSSERVARE UNA FOTOGRAFIA

Obiettivo di ogni fotografo è realizzare buone fotografie e talvolta si è portati a pensare che la loro qualità sia soprattutto un problema tecnico. La padronanza della propria macchina fotografica e le conoscenze tecniche restano strumenti indispensabili per ottenere buoni risultati, ma altrettanto importanti sono gli aspetti creativi e di comunicazione. Questi, nonostante il progredire delle tecnologie, rimangono appannaggio della mente del fotografo e della sua capacità di osservare la realtà per trasferirla in un’immagine capace di coinvolgere chi la guarda. Osservare con consapevolezza le immagini per comprendere quanto il fotografo ha voluto comunicarci e se è riuscito nel suo intento è quindi fondamentale per capirne il valore e anche per imparare a scattare fotografie migliori.

COME SI GUARDA UNA FOTOGRAFIA

E’ difficile stabilire dei criteri per valutare una fotografia: alcuni si basano su regole ben conosciute, altri sono più sfumati e interpretabili. Le valutazioni sono in genere personali e legittime, ma bisognerebbe sempre cercare di andare oltre al “mi piace”  e al “non mi piace”, che dicono assai poco su quanto l’opera trasmetta all’osservatore. Per osservare con consapevolezza una fotografia può essere utile una lista di cose da fare e caratteristiche da analizzare in prima battuta e una seconda serie più tecnica da approfondire in un momento successivo.

TEMPO Il linguaggio visivo che traduce una realtà tridimensionale in una semplice immagine richiede attenzione: prendiamoci del tempo per osservare una fotografia e per ragionare su quello che vediamo.

AUTORE L’autore può essere famoso o amatoriale: sapere però se si tratta di un reporter, un artista o un fotografo di moda aiuta a collocare l’opera nel contesto giusto. Conoscere il suo stile preferito facilita la comprensione del suo linguaggio.

FOTOGRAFIA SINGOLA O SERIE Un fotografia singola utilizza un linguaggio diverso da quello usato per una serie, dove il tema si sviluppa su più fotogrammi accomunati da qualcosa, eppure diversi fra loro. Uno scatto singolo deve presentarsi completo, esaustivo, concluso e contenere tutto quello che serve al racconto. In una serie di fotografie invece ogni scatto si completa e acquista forza grazie alle altre immagini e il discorso diventa più ampio per merito della sequenza fotografica. Il peso di ogni singola foto è diverso se questa viene presentata da sola o come componente di una serie e diversi saranno i suoi contenuti.

TITOLO E DIDASCALIA  Se presenti, titolo e didascalia possono essere d’aiuto nella comprensione del messaggio, ma non dovrebbero mai sostituirsi all’immagine, denunciandone in questo modo l’intrinseca debolezza. Guardando una fotografia bisognerebbe cercare di non farsi influenzare dal titolo. Un buon titolo dovrebbe sottolineare e non introdurre, attraverso una forzatura, concetti che nella fotografia non ci sono o sono molto sfumati.

PRIMA IMPRESSIONE La prima impressione è un’istante irripetibile che non va dimenticato quando si procede con un’analisi più ponderata. Soggetto, composizione, momento, luce e impatto emotivo – quest’ultimo così difficile da definire – sono alcuni degli elementi che concorrono a produrre un efficace impatto visivo. Questi fattori possono coinvolgere lo spettatore quanto basta per attivare in lui riflessioni più profonde. A volte però la prima impressione viene stimolata da luoghi comuni a cui lo spettatore è più o meno affezionato, posti esotici, costumi, cliché, bellezza dei soggetti, dettagli pittoreschi, mode che stimolano ricordi e sentimenti: bisognerebbe provare a distinguere la qualità intrinseca della fotografia da questi “riflessi condizionati”.

GENERE Il genere può essere una classificazione che aiuta nella lettura di un’immagine, pur sapendo che non tutte le fotografie rientrano in una categoria predefinita. Ogni genere fotografico (ritratto, paesaggio, natura morta e molti altri) risponde a logiche e requisiti abbastanza collaudati che facilitano l’analisi. Da un ritratto ci si aspetta che racconti qualcosa del carattere del personaggio, da un paesaggio che sia sufficientemente descrittivo, da una natura morta che sia composta con cura. Le regole sono ovviamente fatte per essere violate consapevolmente, ma inquadrare se possibile una fotografia in un genere aiuta la sua comprensione.

DOVE E QUANDO Se non esplicitamente indicato possono esserci elementi della fotografia che aiutano a datarla, oppure a capire il luogo dove è stata scattata. Particolari come l’abbigliamento, le automobili, la vegetazione e altri dettagli vanno osservati con attenzione per comprendere di che cosa sta parlando l’autore. Per questa ragione spesso un dettaglio viene inserito volutamente in una immagine dal fotografo per contestualizzare lo scatto.

AMBIENTE Il contesto storico-culturale e ambientale condiziona il significato e la lettura di una fotografia. Luoghi remoti o esotici, fotografati quando era molto difficile raggiungerli, rendono diverse le fotografie che rappresentano gli stessi posti oggi. Il contesto in cui la fotografia è stata realizzata, insieme al contesto culturale del momento in cui viene osservata, concorrono a dare una valutazione diversa di immagini per certi versi simili. Le intenzioni di chi l’aveva scattata erano diverse e gli occhi di chi la osserva oggi sono diversi.

IMMAGINE PIANIFICATA E POST-PRODUZIONE La foto posata ha il suo perché esattamente come la fotografia di strada ha la sua naturalezza. Occorre però cercare di capire quanto il fotografo possa essere intervenuto sui soggetti e anche quanto abbia lavorato dopo lo scatto per via digitale per ottenere l’effetto che stiamo osservando. Questo per comprendere come è stata ottenuta la fotografia: quanto abbiano giocato l’istinto e la pazienza nel saper cogliere l’attimo, oppure la raffinata preparazione di un effetto voluto o l’abilità tecnica nella fase di post-produzione. Capirlo serve non tanto per dare un giudizio di valore sulla singola fotografia (che può essere bella anche se posata o pesantemente post-prodotta, se riesce a comunicare qualcosa a chi guarda) quanto per non paragonare tra loro risultati ottenuti con strumenti completamente diversi.

LIBERTA’ DEL FOTOGRAFO Fotografie pubblicitarie, artistiche, documentarie vanno valutate in modo differente a causa delle diverse finalità e logiche con cui sono state realizzate. Un fotografo commerciale è senz’altro meno libero di un artista, un reporter può essere influenzato dall’ambiente in cui lavora, delle limitazioni a cui è sottoposto e dai pericoli a cui si espone. Una fotografia documentaria deve rispondere a requisiti diversi da fotografie di reportage o di strada. Comprendere di che tipo di fotografia si tratta serve a dare un giudizio consapevole delle scelte fatte dal fotografo.

SEGUIRA’  A NOVEMBRE LA SECONDA PARTE CON GLI APPROFONIMENTI

In rete c’è tanto sull’argomento e nello stesso tempo è difficile trovare qualcosa che sia un compendio oggettivo, completo, breve e semplice per lo scopo che ci poniamo qui. Continuerò a cercare, così da proporvi qualcosa per la prossima uscita, dove affronteremo la parte più tecnica della mia lista. Che resta la mia, quindi opinabile e discutibile nei commenti. Quindi questa volta mi limito a darvi qualche suggerimento bibliografico, tra i tanti disponibili:

1) Michael Freeman con la sua trilogia “L’occhio del fotografo”, “La mente del fotografo”, “La visione del fotografo”
2) “Magnum. La scelta della foto”, versione italiana del libro originale “Magnum Contact Sheets”,  dove vengono analizzate molte foto dei grandi dell’agenzia Magnum attraverso i provini a contatto
3) Roland Barthes  “La camera chiara” dove l’autore cerca di capire cosa ci sia oltre al “mi piace” o “non mi piace” che si prova di fronte a una fotografia
4) Augusto Pieroni  “Leggere la fotografia”


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