Su suggerimento di @Ergosfera.
In totale opposizione con le ultime “teorie del tutto”, come quella delle superstringhe che prevede che la materia sia composta da minuscole corde vibranti in uno spazio di 11 dimensioni (10+1, 7 in più dello spazio 3D a noi noto senza contare la dimensione temporale), il modello olografico prevede che lo spazio sia descrivibile utilizzando solamente due dimensioni (più il tempo).
” L’idea alla base della teoria olografica dell’universo è che tutte le informazioni che costituiscono la ‘realtà’ a tre dimensioni – più il tempo – siano contenute entro i confini di una realtà con una dimensione in meno” spiega Claudio Corianò, ricercatore dell’Infn e professore di fisica teorica dell’Università del Salento che ha firmato l’articolo.
Ci sono nuove prove che il nostro universo è un ologramma
6 Mar 2018 • 0 commenti
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