NPR riporta i risultati di uno studio del Center for Countering Digital Hate sulla diffusione online delle bufale sulla Covid-19.
Secondo gli autori, ci sono 12 persone fisiche (con diversi account) dietro al 65% delle condivisioni delle disinformazioni, quasi tutte con interessi economici e/o professionali come motivazioni.
I responsabili dei social network dichiarano di trovarsi in difficoltà nel bloccare completamente gli account:
spokesperson Elizabeth Busby said Twitter distinguishes between “harmful vaccine misinformation that contradicts credible public health information, which is prohibited under our policy, and negative vaccine sentiment that is a matter of opinion.”
Immagine da Ccnull
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