Claudia Boscolo affronta su Valigia Blu il problema delle cosiddette “classi pollaio” (espressione che propone di non usare più) e quello della dispersione scolastica, un elemento spesso sottovalutato o addirittura etichettato come falso problema. Non si tratta solo di trovare soluzioni a problemi contingenti, ma di operare una riflessione sul benessere del sistema scuola, con tutte le sue componenti. I tassi ancora troppo elevati di dispersione scolastica dicono chiaramente che è necessario trasformare la rigidità del sistema scolastico italiano, dove l’apprendimento è ancora ancorato alla classe invece che alle discipline e alla progettazione individuale, come accade in altre realtà.
In questo articolo si prendono in esame alcune proposte migliorative dell’efficacia didattica nelle scuole pubbliche italiane come il manifesto Condorcet – ed il più recente Manifesto per la nuova Scuola, tra i cui firmatari figurano Alessandro Barbero, Carlo Ginzburg e Dacia Maraini.
L’autrice riporta anche le critiche, da lei ritenute non peregrine, ad entrambi i manifesti non scevri da bizantinismi o constatazioni piuttosto vaghe – basate su “studi” che non vengono citati – e non confermate nella realtà scolastica.
Se da un lato l’obiettivo è una scuola in cui, fissato un numero massimo di alunni per classe, tutta la didattica venga ripensata nell’ottica di un apprendimento centrato sullo studente, dall’altro non si deve lasciare campo libero a proposte sganciate da ogni considerazione di tipo pedagogico ed educativo a un livello più profondo. Se ci si limita solo a certificare livelli raggiunti in ogni disciplina si rischia di perdere di vista la dimensione collettiva dell’apprendimento, l’idea di comunità in cui si impara anche ad aiutarsi a vicenda, ad affrontare assieme le difficoltà e a includere la diversità come declinazione delle varie intelligenze.
Vi sono quindi diversi punti di vista e si nota da parte del neo ministro Bianchi un interesse al tema delle classi sovraffollate però
se il gruppo classe rimane un punto di riferimento anche per chi propone un’organizzazione delle scuole superiori basata su corsi disciplinari invece che sulla successione delle classi, pare che una discussione seria sulla sua composizione venga evitata di proposito. Innanzitutto, poiché l’introduzione del gruppo classe ridotto implica che si proceda speditamente al reclutamento del numero di docenti necessario a realizzare un progetto di questa entità. L’annoso problema del reclutamento, tuttavia, è subordinato alla decisione di assegnare risorse sostanziose alla scuola, e finora questi investimenti non sono stati realizzati.
Immagine in anteprima: Michael Anderson, Children in a classroom da Wikimedia Commons
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