A cura di @Francisco Quintay.
Una recente ricerca pubblicata su PLOS Genetics e di cui dà notizia Le Scienze ha identificato una serie di cambiamenti genetici che favoriscono la spiccata rapidità di reazione tipica di uomo e scimpanzé alle situazioni di pericolo che importano una risposta “combatti o fuggi”, mettendola in correlazione con la frequenza in queste specie di conflitti letali sia all’interno di un gruppo che tra i gruppi. I ricercatori hanno
analizzato i genomi, i trascrittomi (ossia l’insieme dei geni espressi in una cellula), e gli epigenomi (l’insieme dei composti che possono legarsi al DNA e influenzare il livello di espressione dei geni) di gruppi di esseri umani, di scimpanzé e di altri primati, fra cui bonobo e macachi.
L’analisi di quei dati ha mostrato che gli esseri umani e gli scimpanzé hanno acquisito cambiamenti sia genetici sia epigenetici che riducono l’attività del gene ADRA2C, traducendosi in una risposta “combatti o fuggi” più rapida e marcata.
In particolare, i ricercatori hanno scoperto che, posto a 100 il livello di espressione di ADAC2 nei bonobo, il suo livello di espressione era circa 50 circa nei macachi, 14 circa nell’essere umano e 10 circa negli scimpanzé.
Gli studiosi da tempo si interrogano sulle cause della notevole aggressività riscontrata nei gruppi di scimpanzé, testimoniata ad esempio dalla famosa “Guerra degli scimpanzé del Gombe“, e di recente si è escluso che essa dipenda dall’impatto della presenza umana nell’habit dello scimpanzé.
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