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Come la breakdance è diventata sport olimpico

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Breaking è il nome dell’unico nuovo sport che farà il suo debutto alle Olimpiadi di Parigi 2024; The Conversation racconta come questa disciplina è diventata sport olimpico.

Meglio conosciuta come breakdancing, viene ufficialmente chiamata breaking. Le sue origini sono in parte controverse, ma si pensa che le sue radici possano essere rintracciate nelle feste negli anni ’70 nel quartiere del Bronx a New York, organizzate dal DJ Kool Herc, fondatore dell’hip-hop.

The origins of breaking are somewhat debatable, although most agree its roots can be traced to 1970s house parties in the Bronx area of New York hosted by DJ Kool Herc, the founder of hip-hop. Breaking was performed on the dance floor by so-called B-boys and B-girls when the music tracks were “breaking” – meaning all that could be heard was the percussion track. Throughout the 1980s the phenomenon garnered international exposure via music videos and movies such as Flashdance (1983), Breakin’ (1984) and Beat Street (1984). This is also when the media started to use the term “breakdancing”. However, breakers never add “dance” on the end, as this term came from outsiders rather than the hip-hop community, as one of the breaking pioneers Crazy Legs has pointed out.

L’idea di sfidarsi liberamente nei cosiddetti “cyphers” (quando le persone si radunano in un cerchio e qualcuno balla al centro) è sempre stata fondamentale per i ballerini di breaking e l’importanza e il numero di competizioni organizzate sono cresciuti costantemente con la commercializzazione e la codificazione dell’attività.

There have always been two main formats: crew competitions and one-on-one solo battles, which have manifested the individualism, creativity and self-expression of breakers. Still, as with many alternative activities evolving into sports, like skateboarding or surfing, the governance and competition frameworks have remained fragmented until recently. It was not until 2018 that breaking became officially governed by the World DanceSport Federation.

Dopo l’Olympic Agenda 2020, una roadmap per il movimento olimpico basata sui i tre pilastri della credibilità, della sostenibilità e dei giovani, il CIO ha continuato a modernizzare il programma olimpico per renderlo più attraente per un pubblico più ampio e giovane.

Senza dubbio, l’inclusione del breaking si adatta bene a quella strategia complessiva: non c’è nulla di simile nel programma in termini di creatività, accessibilità (non sono necessari strumenti o attrezzature) e natura urbana.

Tuttavia, è anche giusto dire che questa disciplina è stata inclusa a Parigi 2024 grazie all’insistenza del paese ospitante. Oltre al programma olimpico di base, il paese ospitante di ogni Olimpiade ha infatti cinque slot aggiuntivi che può riempire con gli sport di sua preferenza. Durante i Giochi di Tokyo 2020, il Giappone ha incluso discipline locali come il karate, lo skateboard, il baseball e il softball.

Eurosport riporta in un’intervista il parere di Alessandra Chillemi, uno dei volti del breaking italiano:

Ci alleniamo come atleti e balliamo come artisti, vogliamo far conoscere a tutti il nostro mondo. Senza snaturarci.


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