A cura di @NedCuttle21(Ulm).
In un reportage pubblicato su Rivista Studio, Lorenzo Monfregola spiega le ragioni alla base della crescita di Bündnis 90/Die Grünen (Alleanza 90/I Verdi), il partito ecologista tedesco che alle elezioni dell’ottobre scorso per il rinnovamento del Landtag della Baviera ha ottenuto il 17,5 % delle preferenze.
[…] Un’agenda ecologista, infatti, può avere conseguenze precise e molto pratiche. In Francia, ad esempio, è stato l’aumento della carbon tax sui carburanti a scatenare le proteste dei gilet gialli, che si sono poi fatti espressione di un disagio sociale ben più profondo e generalizzato. Chiedo quindi a Nicola Kabel se anche in Germania o in tutta l’Ue non ci sia il rischio di far passare l’idea, già diffusa, che l’ecologismo finisca per pesare sulle spalle dei meno abbienti e del ceto medio impoverito. La sua risposta sul tema punta a definire uno dei nuclei programmatici dei Grünen: «Non deve mai accadere che l’ecologia e la questione sociale entrino in conflitto, com’è successo in Francia. Bisogna rendere chiaro che, se non si affronta l’emergenza climatica, a soffrirne le conseguenze saranno proprio i più poveri e i più deboli. Questo vale su scala globale e locale. Ad esempio, ci sarà una differenza tra chi in futuro potrà proteggere la propria casa da un caldo estremo e chi no, tra chi potrà spostarsi dalle aree più inquinate e chi no. Al tempo stesso, è evidente che alcune tasse sui consumi colpiscano chi guadagna di meno, e a questo si deve rispondere praticamente, come abbiamo fatto ad esempio nel nostro programma europeo». In questo caso Kabel fa soprattutto riferimento a un provvedimento inserito nel programma dei Grünen per le elezioni europee di maggio, che prevede che una parte del ricavo delle tasse contro la Co2 (che colpiscono i consumi di auto, riscaldamento e agricoltura) venga attivamente ridistribuita ai cittadini.
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