Su il Foglio La direttrice dell’Istituto affari internazionali, Nathalie Tocci, spiega perché pubblico e media in Italia sono ancora così ambigui sulla guerra (disponibile in chiaro su Twitter).
Solo ieri ci sono stati undici morti per i raid russi in varie zone dell’Ucraina: altra distruzione, altro terrore contro i civili. Eppure l’Italia, tra opinione pubblica e media, sembra non avere ancora chiaro chi sia l’aggressore e chi l’aggredito in questa guerra. “Il confronto con la Germania è interessante”, dice al Foglio Nathalie Tocci, direttrice dell’Istituto affari internazionali, tra i venti think tank più influenti al mondo. “In Italia abbiamo un governo deciso sulla questione Ucraina, mentre in questi giorni abbiamo parlato molto dell’indecisione del governo di Olaf Scholz sulla questione dei carri armati, per esempio. Ecco: sembra quasi l’opposto sul piano dell’opinione pubblica, perché in Italia guardiamo con favore all’Ucraina ma in un modo molto più ambiguo rispetto alla Germania, dove il sostegno è stato solido sin dal primo momento”. E allora viene da chiedersi se non ci sia qualcosa di radicato e trasversale che ci sfugge, tra gli analisti e gli accademici, ma soprattutto tra certi giornalisti ed editorialisti, o tra gli autori di talk show. Secondo Tocci “c’è un insieme di fattori” che ha reso l’Italia così ambigua: “Un antiamericanismo diffuso e radicato, quello che un tempo era il Partito comunista più importante d’Europa, e a questo si aggiunge una tradizione di pacifismo che ha a che fare anche con il ruolo della chiesa, ancor più in questa crisi, avendo dato manforte, dal punto di vista morale, a posizioni ‘pacifinte’”.
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