Avvenire pubblica la prima parte di un’inchiesta del giornalista Nello Scavo sul negoziato con le autorità libiche per favorire il blocco delle partenze di profughi e migranti. A un incontro nel 2017 presso il Cara di Mineo avrebbe partecipato anche Abd al-Rahman al-Milad, detto Bija, ritenuto uno dei principali responsabili del traffico di essere umani. Bija, già antecedentemente all’incontro, era finito nel mirino di inchieste giornalistiche e investigazioni internazionali.
Quel giorno però accade un imprevisto. Un migrante libico ospitato nel Cara finisce per errore nei pressi del prefabbricato dove erano attesi Bija, alcuni delegati del premier Serraj e del Ministero dell’Interno tripolino. Quando dal minibus di una azienda di servizi turistici della provincia di Catania sbarcano i libici (almeno sei), l’immigrato si allontana spaventato: «Mafia Libia, Mafia Libia», dice in italiano.
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