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De Mita è morto, viva De Mita

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Un coccodrillo per nulla scontato titolato “Le ceneri di De Mita” e pubblicato su carmillaonline in occasione della morte di Ciriaco De Mita traccia un rapido profilo del politico democristiano, dal quale traspare un forte pragmatismo e una grande capacità di interpretare le esigenze del territorio e delle masse, frutto di una preparazione politica trasversale e di un naturale istinto a mescolare il clientelismo con i valori del cattolicesimo sociale.

De Mita fu tra coloro che vissero l’idea della lotta di classe senza drammatizzazione; bisognava fare i conti con il movimento operaio, con la questione sociale imposta dalla modernizzazione frenetica del neo-capitalismo, con il partito comunista più forte dell’occidente e l’oggettiva durezza della fase storica. I democristiani post-Scelba prendono tutto e lavorano con tutto: non c’è bisogno di scomunicare, alzare fortini, inseguire logiche da guerra fredda, competiamo e cooptiamo, piuttosto. Su che terreno? Non su quello becero dell’anticomunismo, ma su quello del consenso, dell’interesse popolare, della vantaggiosità della suggestione del cattolicesimo popolare e sociale rispetto a ogni altra teorizzazione o modello.


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