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Definisci “prima visione”. Piracy Shield si prepara alla fase 2

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Piracy Shield si prepara alla sua fase 2, estendendo il blocco dei contenuti pirata oltre lo sport, includendo film, serie TV e musica. Un articolo su Wired  segnala che questa espansione rischia di essere molto più complessa: aumenteranno le segnalazioni, gli indirizzi da oscurare e i costi per le compagnie telefoniche, senza garanzie di rimborso. Il concetto chiave è quello di “prima visione”, inteso come debutto di un contenuto su una nuova piattaforma, ad esempio una serie che passa dallo streaming alla TV. Tuttavia, questa definizione è sfumata e rischia di generare ambiguità e segnalazioni errate. Piracy Shield, operativo da febbraio 2024, ha già mostrato limiti strutturali, poiché non distingue tra domini condivisi e IP dinamici, e ha causato blackout a servizi legittimi come Google Drive e YouTube per errori di segnalazione. Gli operatori chiedono soglie sostenibili, il tetto attuale è di 18mila FQDN e 15mila IP, già raggiunto con lo sport. Intanto, le aziende statunitensi contestano il progetto, temendo violazioni del Digital Services Act. Agcom è sotto pressione, divisa al suo interno, e il rischio è che l’estensione del sistema slitti al 2026. La gestione della “prima visione” sarà decisiva per evitare un caos normativo e tecnico.


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