Il terribile omicidio del regista Babak Khorramdin, in Iran, per mano della sua stessa famiglia, solleva il dibattito sui «delitti d’onore» in Iran.
Khorramdin è stato annichilito con del veleno da sua padre e sua madre, e poi soffocato e smembrato. Il modus operandi era già stato usato dei genitori per assassinare il genero e la figlia, i cui resti sono stati trovati dalla polizia in un bidone. Le motivazioni addotte dai due carnefici durante la confessione («Arezoo si drogava e da vedova riceveva uomini a casa, Babak era celibe e ci rendeva la vita impossibile, Faramarz aveva contatti loschi ed era un uomo violento») ha portato l’accusa a inquadrare il reato nella fattispecie di «delitto d’onore», quindi con un massimo edittale relativamente tenue (10 anni) in un paese dove è ancora usata la pena capitale.
La Stampa spiega che l’Iran non è nuovo a crimini così efferati e a derubricazioni dubbie: nell’anno passato un padre ha decapitato suo figlio e un ragazzo è stato ucciso da suo fratello in quanto omosessuale, entrambi i crimini trattati come «delitti d’onore».
Immagine: Honour Killing #1, di Brett Jordan
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