Il Wall Street Journal racconta la storia di tre accademici e del loro esperimento: hanno redatto (sotto mentite spoglie) una ventina di articoli burla, inviandoli a delle riviste scientifiche specializzate in temi di quelli che l’articolo definisce “grievance studies”.
I titoli e i contenuti sono satirici: “Solidarity Feminism as an Intersectional Reply to Neoliberal and Choice Feminism”, uno studio sulla cultura dello stupro nei parchi canini, perfino la parafrasi di un intero capitolo del Mein Kampf.
Molti di questi articoli hanno superato la peer-review a pieni voti, finendo pubblicati, ed è stato solo l’intervento di un watch-dog del settore a far sorgere i primi sospetti.
Gli autori si scusano del gesto, ma lo ritengono necessario e l’unico modo per evidenziare quanto “il Re è nudo”. Spiegano che al giorno d’oggi nel settore dei “grievance studies” basta (o è necessario) affidarsi a talune parole o slogan.
Il membri del trio (nessuno di loro “tenured”) si aspettano di diventare dei pariah nel loro settore; scherzo di cattivo gusto o gesto probo? Al costo della carriera o per secondi fini? Qui il racconto in prima persona della loro esperienza.
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