Su Il manifesto, (link alternativo) l’intervista di Luciana Castellina al segretario della CGIL Maurizio Landini.
Il progetto di transizione rende necessarie riforme profonde. Sarebbe grave se pensassimo che dovrà pensarci il Parlamento. In quella sede si misurano i rapporti di forza in base ai quali si definiscono i possibili compromessi che poi le caratterizzeranno. Così è stato in passato, quando la sinistra ha avuto la forza, pur non stando al governo, di strappare conquiste decisive. Se oggi non otteniamo più quasi niente è anche perché c’è stata una delega che ha sottratto la politica ai cittadini e ha insterilito lo stesso scontro parlamentare.
Il “sindacato di strada” potrebbe in effetti esser uno degli strumenti importanti per rivitalizzare la mobilitazione della società. Perché oggi viviamo una condizione molto diversa da quella, ad esempio, degli anni ‘60. Allora c’era una omogeneità nelle condizioni di lavoro. Oggi non è più così. Le catene degli appalti e dei subappalti, le esternalizzazioni, le delocalizzazioni hanno prodotto un mondo del lavoro frammentato e diviso. E ciò produce disuguaglianze di reddito e di diritti. La stessa solidarietà fra lavoratori non è più un dato scontato ma un elemento da ricostruire. Oggi giocano un ruolo decisivo strutture sindacali confederali, orizzontali oltreché categoriali, indispensabili per riunificare ciò che è stato diviso. Occorre riscoprire il ruolo fondamentale delle Camere del lavoro, rinnovando la straordinaria funzione che ebbero alla loro nascita, quando furono la sede della costruzione della solidarietà tra persone che facevano lavori diversi o che un lavoro non lo avevano affatto, il luogo della mutualità, della formazione e dell’impegno per dare una risposta collettiva a problemi diversi. Proprio per via della frammentazione, il territorio diventa il luogo dove si possono incontrare i lavoratori, in particolare quelli che vivono le condizioni di maggiore disagio. Inoltre, la presenza sul territorio consente di aprire vertenze su servizi, casa, trasporti, cultura, tempo libero. È da lì che si guarda al lavoratore e alla lavoratrice non solo in rapporto al loro lavoro ma anche alla loro complessiva condizione sociale. Significa vedere la connessione tra luoghi di lavoro e ciò che sta fuori, coglierne tutte le dimensioni.
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