Un documentario del gruppo Visual Investigations New York Times analizza l’attacco al Campidoglio da parte di alcuni sostenitori del Donald Trump.
Haley Willis, che ha partecipato alla produzione del video, spiega il modus operandi di questo tipo di giornalismo:
Il nostro team di Visual Investigations ha sincronizzato e mappato migliaia di video della rivolta del Campidoglio, per fornire il quadro più completo di ciò che è successo il 6 gennaio — e perché. Questo è stato un enorme lavoro di squadra durato sei mesi, che ha coinvolto risorse di tutta la redazione del Times. Siamo andati in tribunale per chiedere accesso ai filmati delle telecamere della polizia, abbiamo setacciato le comunicazioni radio delle forze dell’ordine e intervistato i testimoni.
Il risultato non si basa solo su documenti forensi o comunicazioni radio della polizia, ma anche e soprattutto sui video che gli stessi partecipanti alla manifestazione poi degenerata in rivolta hanno caricato sui vari social network.
I giornalisti incominciano dall’inizio di quel fatale 6 gennaio, evidenziando come già una parte dei convenuti fosse pronta ad azioni violente e su come le forze di polizia non fossero state messe nelle migliori condizioni per difendere i palazzi del potere fino al allora considerati inaccessibili.
Ai primi tafferugli la folla si posiziona su più «punti di attacco» al Campidoglio, rendendo vane le “difese” che si erano concentrate solo sull’ingresso principale. È da questo momento che anche all’interno si capisce l’unicità e la pericolosità della situazione: alcuni leader politici vengono tradotti in luoghi più sicuri per garantirne l’incolumità e poco dopo i rivoltosi entrano nel palazzo. Nei vari spezzoni di video si vedono le prime pistole e fucili in mano alle forze dell’ordine, che “riconquisteranno” il Campidoglio alle quattro di pomeriggio.
Il susseguirsi degli eventi è ben noto e ha avuto come conseguenze 5 morti, centinaia di feriti e almeno 700 processi — molti ancora in corso — a carico degli insorti. A distanza di un anno le divisioni in seno alla società statunitense che hanno portato alla rivolta sono ancora presenti, ponendo dei dubbi sul buon funzionamento dei futuri passaggi di potere.
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