Il sito Il Bo Live, dell’Università di Padova, presenta una serie di quattro video dedicati alle Dolomiti.
Nel terzo episodio “Dolomiti: Torrenti” si parla dei torrenti dolomitici, e di come l’analisi ed il monitoraggio dei torrenti montani siano importanti per la loro corretta manutenzione e per la prevenzione di eventi avversi, anche a seguito delle modifiche nel regime idrico causate dai cambiamenti climatici.
Torrente deriva dal latino, dal verbo torrēre. Ha un duplice significato: essere secco ed essere violento, impetuoso. Entrambi i significati si osservano in tutti i torrenti dolomitici. Spesso possono sembrare piccoli, non molto significativi, ma sono sempre l’inizio di grandi fiumi.
Vincenzo D’Agostino, docente di Protezione dal rischio idrogeologico al dipartimento TESAF dell’università di Padova, parla della differenza tra fiume e torrente, e spiega come spesso si sottostimi il rischio idraulico e idrogeologico dato dai torrenti, che possono portare anche diverse decine di metri cubi d’acqua al secondo. Inoltre tra i diversi tipi di sedimenti trasportati dai torrenti, uno particolarmente problematico è rappresentato dal legname.
Dice ancora D’Agostino:
Sulle nostre Alpi stiamo assistendo a eventi dinamici più frequenti. È ovvio che di fronte a ciò la risposta dev’essere un monitoraggio sempre più capillare del territorio. Un’azione alla quale siamo chiamati è quella di una vigilanza attiva: per esempio, nel caso dell’Emilia Romagna, abbiamo assistito a un evento che si è detto straordinario e legato al cambiamento climatico, però l’azione di rimozione della vegetazione legata ai fatti precedenti non è stata tempestiva ed è diventato un boomerang perché il legname, che era accatastato lungo il buffer fluviale, è stato trasportato amplificando alcuni effetti. Purtroppo il cambiamento climatico ci costringe da un lato a mettere in campo più forze, più energie per seguire nel tempo l’evoluzione, dall’altro a ripensare la presenza dell’uomo in certe situazioni esposte a rischio
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