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Domenico Gnoli racconta

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L’articolo di Paolo Canton su Doppiozero racconta l’opera di Domenico Gnoli, pittore, illustratore e scenografo romano, un artista che ha saputo dare alle realtà quotidiane una forma misteriosa.

Canton descrive come ha conosciuto l’opera di Gnoli attraverso una monografia pubblicata dalla sua prima casa editrice, che includeva un dettaglio del quadro “Chemisette verte”. L’articolo approfondisce  il tema dell’assenza nella pittura di questo artista:

Ho conosciuto l’opera di Gnoli nella prima casa editrice dove ho lavorato, che poco prima del mio ingresso aveva pubblicato una sontuosa monografia (testo di Vittorio Sgarbi) che recava in copertina un dettaglio di Chemisette verte, un quadro del 1967 che ritrae, appunto, il colletto rotondo e due bottoncini di madreperla di una camicetta di seta stampata ton sur ton a motivi floreali. Niente di meno misterioso al mondo, vien da pensare, del dettaglio ingigantito di un capo d’abbigliamento. Ma – e non credo di essere io a dirlo, né da primo né da ultimo – quel che si deve guardare nella pittura di Gnoli non è quel che c’è, ma quel che manca.

Domenico Gnoli è stato un pittore, illustratore e scenografo italiano, nato a Roma nel 1933 e morto a New York nel 1970. La sua arte è caratterizzata da un’attenzione meticolosa ai dettagli e da un approccio minimalista che isola e rappresenta elementi semplici della quotidianità. Gnoli proveniva da una famiglia di studiosi e artisti, il che ha influenzato profondamente la sua passione per il disegno e la pittura fin da bambino. Ha esordito giovanissimo nel mondo dell’arte e ha lavorato anche nel teatro, creando costumi e scenografie. Le sue opere sono spesso caratterizzate da ingrandimenti di dettagli quotidiani, come stoffe e capigliature, che acquisiscono una nuova dimensione e significato. Questo approccio lo ha reso un artista unico e difficile da classificare nelle correnti artistiche tradizionali.

Canton nel suo articolo racconta anche di aver acquistato un libro illustrato di Gnoli, “Orestes or the Art of Smiling”, che rivela un lato più leggero e fantasioso dell’artista. Il libro, pubblicato nel 1961, è descritto come sontuoso e sconcertante, con una legatura elaborata e una stampa di alta qualità. La storia di Oreste, il principe malinconico, è ambientata nella città murata di Terramafiusa e include temi ricorrenti nell’opera di Gnoli, come letti con molti materassi, architetture fantastiche e gabbie vuote.

La storia è ambientata a Terramafiusa, una città murata descritta in antiporta da un disegno “a volo d’uccello”, analogo alla monumentale Venezia incisa nel 1500 da Jacopo de’ Barbari. E a ricordarci la passione dell’artista per il teatro, nella pagina iniziale ci vengono presentati i personaggi principali, posti sui rami di una pianta a metà strada fra l’albero delle vanità del Barone Rampante e l’albero di Jesse, fra due muri che fanno da quinte; sopra quello di destra si affaccia un personaggio che guarda: è Domenico Gnoli stesso, nell’unico ritratto di sé che ci abbia lasciato nella sua opera grafica.

Dopo ventitré anni dalla prima pubblicazione, è uscita l’edizione italiana di questo libro illustrato, per i tipi del Saggiatore.

L’articolo conclude con una riflessione sulla recente edizione italiana del libro, pubblicata dal Saggiatore, che ha subito alcune modifiche rispetto all’originale, come il formato ridotto e tagli delle immagini. Canton esprime il suo disappunto per queste modifiche, ritenendo che abbiano sacrificato alcune caratteristiche originali dell’opera.

Una delle sue mostre più significative dedicate all’opera di Domenico Gnoli è stata organizzata dalla Fondazione Prada nel 2021, quando sono state esposte oltre 100 opere realizzate tra il 1949 e il 1969. La mostra ha evidenziato le connessioni di Gnoli con la scena culturale internazionale del suo tempo e ha suggerito risonanze con la ricerca visiva contemporanea:

La mostra alla Fondazione Prada per ArtTribune:


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