Il Don Carlo, che inaugurerà la stagione lirica della Scala il prossimo 7 dicembre, è un’opera che esercita un grande fascino in chi la conosce. Per taluni opera lunga, cupa e difficile, viene invece considerata dagli ammiratori del Maestro emiliano come il più grande dei suoi lavori.
L’invito a musicare il Don Carlo arrivò a Verdi dall’Opera di Parigi già nel 1850 e venne rinnovato nel 1865, quando il suo editore francese gli offrì Re Lear, Cleopatra e Don Carlo. Il compositore scelse quest’ultima, tratta dall’omonima tragedia di Friedrich Schiller. Verdi non era estraneo a Schiller, difatti tre delle sue opere giovanili, I Masnadieri, Giovanna D’Arco e Luisa Miller, erano tratte da opere dello scrittore e poeta tedesco.
Il libretto in francese venne preparato da Joseph Mery e Camille Du Locle. Va ricordato che l’opera venne più volte rimaneggiata da Verdi, inizialmente era composta da cinque atti, mentre nell’ultima versione, completata 17 anni dopo la prima assoluta del 1867, ne prevedeva solo quattro.
La trama in breve ci catapulta all’anno 1559, quando, grazie al trattato di Cateau-Cambrésis, venne stipulata la pace tra Spagna e Francia dopo una lunga e aspra guerra. Il re di Spagna Carlo V aveva abdicato in favore del figlio Filippo II e si era ritirato nel convento di San Giusto. Una delle condizioni del trattato prevedeva che il figlio di Filippo, l’infante Don Carlo, prendesse per moglie Elisabetta di Valois, figlia del re di Francia. Ma la moglie di Filippo, Marie Tudor, era appena morta lasciandolo vedovo per la seconda volta; così venne deciso che sarebbe stato lui e non l’ infante a sposare Elisabetta.
Una delle notizie dell’ultima ora su questa Prima della Scala del 7 dicembre è l’entrata nella compagine negli ultimi giorni nel ruolo proprio di Filippo II del basso Michele Pertusi, in sostituzione del collega tedesco Rene Pape, come racconta un articolo di Repubblica:
Forse alle soglie dei 59 anni non ci sperava più, ma di sicuro ci contavano i suoi estimatori, sparsi in tutto il mondo, non solo in Emilia-Romagna. Michele Pertusi, parmigiano classe 1965, canterà il ruolo di Filippo II nel Don Carlo inaugurale della Scala sotto la direzione di Riccardo Chailly. Un “Sant’Ambrogio” tanto prestigioso quanto inatteso, perché la chiamata di Pertusi è arrivata all’ultimo momento, in sostituzione del collega tedesco Rene Pape. Il cantante non ha avuto bisogno di pensarci su: quel ruolo, infatti, lo canta egregiamente dal 2016 (sia in italiano sia nella versione francese) e proprio in queste settimane lo sta portando in tour nei teatri di Piacenza, Modena e Reggio Emilia (al Valli di Reggio le ultime occasioni per ascoltarlo, il 17 e 19 novembre, sotto la direzione di Jordi Bernacer e con la regia di Franconi Lee). Pertusi è una voce di basso tra le più apprezzate al mondo, ma curiosamente non aveva mai partecipato a un’inaugurazione della Scala, dove troverà un altro parmigiano, il baritono Luca Salsi.
La Svolta in collaborazione con ADNKronos in un articolo intitolato Scala: il 7 dicembre 2023 Prima con Don Carlo, cast stellare e mega produzione propone una presentazione di questa versione del Don Carlo.
Per il maestro Riccardo Chailly, Don Carlo è il compimento di una riflessione sul potere estesa su tre inaugurazioni di Stagione, dopo Macbeth di Verdi nel 2021 e Boris Godunov nel 2022. Come scrive Michele Girardi, vi è una relazione evidente «tra le tematiche trattate nel Boris Godunov di Musorgskij e nel Don Carlos di Verdi, cioè le logiche spietate dei detentori di un potere assoluto che disintegra l’aspirazione alla felicità individuale e collettiva degli oppressi». Ma si tratta anche di un ritorno al Verdi della maturità dopo le tre inaugurazioni dedicate all’evoluzione delle opere giovanili con Giovanna d’Arco nel 2015, Attila nel 2018 e Macbeth nel 2021 (Chailly peraltro ha proposto anche Aida in forma di concerto nel 2020, dopo averla diretta nell’allestimento di Zeffirelli il 7 dicembre 2006).
L’articolo anticipa qualche dettaglio anche sull’allestimento:
Don Carlo torna al Teatro alla Scala in una grande produzione che rispecchia la doppia natura di dramma storico e manifesto romantico dell’originale schilleriano mettendo in luce gli straordinari artisti e artigiani che operano nei laboratori del Teatro. Un impianto scenico unico si trasforma senza interrompere lo svolgimento dell’azione nei diversi spazi previsti dal libretto grazie alla spettacolare alternanza di colossali elementi scenografici. Verdi propone i temi a lui cari della libertà dei sentimenti, della difficile relazione tra padri e figli e della liberazione dei popoli oppressi sullo sfondo del conflitto tra il potere temporale e quello religioso. Per rendere l’atmosfera sospesa tra ambiente ecclesiastico e secolare il regista Lluís Pasqual e lo scenografo Daniel Bianco hanno fatto riferimento all’uso dell’alabastro nelle finestre degli edifici religiosi ma anche civili e in particolare alla grande finestra della Collegiata di Santa María La Mayor nella città spagnola di Toro. Una grande torre di alabastro è inquadrata in un sistema di cancellate che anch’esse ricorrono nell’architettura religiosa quanto in quella civile. La scena permette di ritagliare nei grandi spazi del palcoscenico i numerosi momenti di intimità e di isolamento che punteggiano la tragedia.
Come tradizione il 7 dicembre Hookii seguirà live l’emozionante apertura della stagione della Scala.
Commenta qui sotto e segui le linee guida del sito.