A cura di @Vega.
Un articolo pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS) dal pioniere del sequenziamento genomico Craig Venter, il 5 settembre scorso, accende un dibattito circa la cosiddetta privacy genetica. Nell’articolo si afferma che è possibile prevedere l’aspetto delle persone a partire dal loro DNA. I ricercatori della Human Longevity, Inc. (HLI), con sede a San Diego, hanno sequenziato il genoma di 1.061 persone con diverse età e diverse etnie individuando piccole differenze nelle loro sequenze di DNA, chiamate SNPs, ed associandole a diverse caratteristiche del volto, all’altezza, al peso, all’età, alla voce e al colore della pelle.
Queste affermazioni hanno generato apprensioni in chi teme una violazione della privacy. Vari genetisti, tuttavia, hanno rassicurato gli animi affermando che un’operazione di questo tipo non è in grado di individuare con chiarezza l’aspetto di un individuo ma solo una manciata di caratteristiche fisiche ad esso correlate.
Jason Piper, un bioinformatico e co-autore del paper, ha espresso i suoi dubbi circa le conclusioni tratte dalle osservazioni che lui e gli altri coautori hanno fatto ed ha criticato la notizia su Twitter affermando che HLI potrebbe avere un potenziale conflitto di interesse. HLI sta infatti tentando di costruire il più grande database del mondo di informazioni genetiche umane.
“I think genetic privacy is very important, but the approach being taken is the wrong one,” Piper says. “In order to get more information out of the genome, people have to share.” A more useful approach, he says, would be to find a way to make genomic data public without allowing individuals to be identified.
La notizia è stata riportata dalla rivista Nature.
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