A cura di @NedCuttle21(Ulm).
Un articolo pubblicato su Il Tascabile ripercorre la storia del virus Ebola, le cui prime vittime furono registrate, nel 1976, in alcune cittadine del Sudan del Sud e di cui quest’anno si è tornato a parlare a causa di un’epidemia, tuttora in corso, esplosa nella provincia di Kivu Nord, sita nella Repubblica Democratica del Congo.
La storia di Ebola inizia nel 1976 quando alcuni casi di una misteriosa quanto letale febbre emorragica vengono segnalati, a pochi mesi di distanza gli uni dagli altri, in due zone dell’Africa sub-sahariana. La prima epidemia colpisce poche cittadine di quello che è oggi il Sudan del Sud, Nzara in particolare. Ad accusare per primi i sintomi, secondo le ricostruzioni, sono i lavoratori di un cotonificio dove sono stati consumati pipistrelli arrostiti. Nel giro di qualche mese i contagiati sono quasi 300, poco più della metà i morti. Intanto, a 500 chilometri di distanza in direzione ovest, nell’allora Zaire, scoppia una seconda epidemia. L’epicentro è il villaggio di Yambuku, dove in poche settimane muoiono quasi 300 persone, l’83% dei contagiati. Il virus responsabile non si è mai visto, anche se è molto simile al Marburg che nove anni prima ha causato la morte di alcuni ricercatori in Germania: avevano manipolato organi infetti provenienti da scimmie da laboratorio di origine ugandese. Il virologo Karl Johnson, presente in Zaire in quei mesi, battezza il nuovo microrganismo col nome di un fiume locale: Ebola.
Immagine di apertura via Wikimedia.
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