Gio pixxi sul suo canale Youtube fa emergere una eccellenza italiana che si discosta molto dalla classica enogastronomia: l’aerospazio.
Forse non lo sapete, ma il settore aerospaziale, dei satelliti, della difesa orbitale, dei lanci, dell’ESA e tutto quello che riguarda propulsioni, anche gli shuttle, sono cose su cui noi italiani siamo molto forti. Certo, stiamo parlando di un settore con molte implicazioni militari, di sicurezza, energetiche, ma è anche un settore di alta tecnologia e di alto valore aggiunto. Settori dove facciamo un sacco di soldi, ma che il nostro, caro, governo e i media non hanno alcuna voglia di raccontare. I primi, perché ovviamente meglio celebrare la pizza e i ristoratori, quindi l’economia estrattiva, molto meglio e che sabota la costruzione di centri di potere alternativi! I secondi invece, beh, ricordo che questo è il paese più ignorante d’europa, molto più comodo raccontare la pizza! Quindi, in questo ultimo video dell’anno, cerchiamo di affrontare questo tema! Un tema di eccellenze e di italiani, per una volta.
Dopo il lancio dello Sputnik sovietico nel 1957 e l’Explorer-1 statunitense nel 1958, l’Italia è stato il terzo paese al mondo a progettare, costruire e gestire il lancio di un suo satellite, il San Marco 1. Originariamente si sarebbe dovuto sviluppare anche il lanciatore ma per mancanza di fondi si optò per un razzo donato dalla NASA. Fu il primo di una serie e del Progetto SanMarco il cui padre su Luigi Broglio.
La storia è raccontata da Andrea Ferrero su X e che potete leggere qui senza iscrivervi
Sullo stesso argomento Astrospace un intervista all’astronauta Roberto Vittori
Dov’è la space economy europea e italiana? Intervista all’astronauata Roberto Vittori
La Space Economy in Europa è di fronte a un bivio: tentare o no di seguire l’approccio americano. E in Italia?
La Space Economy in Europa è una rivisitazione del concetto statunitense ma rimane ancora molto classica come impostazione. Prima [durante la conferenza n.d.r] ho fatto l’esempio di un approccio sul libero mercato che non ha funzionato che è Virgin Galactic, con il turismo spaziale. Facciamo l’esempio di qualcosa che sta funzionando, che è per esempio Starlink.
Qual è il caso nazionale? Noi non abbiamo nessuna azienda che è in grado di affrontare il libero mercato. Ci sono stati dei tentativi, tipo la quotazione in borsa di alcune nostre società, ma il nostro modo di procedere è sempre molto ibrido. L’approccio classico è quello dove il cliente è il governo. Qual è l’approccio della New Space Economy? Quello dove il cliente è il libero mercato.
Casi italiani di aziende che sono riuscite in qualche modo a entrare sul libero mercato non ce ne sono, cioè non ce ne sono che siano significativi per poterlo commentare. Questo è un po’ lo stato dell’arte a oggi.
Tutti riconoscono che lo spazio è un’opportunità. Ovviamente, deve però essere sottolineato che il mezzo trilione del valore del mercato è principalmente fatto da piattaforme e servizi satellitari, che è diverso dal dire “lo spazio” in generale.
I servizi satellitari sono rivolti al libero mercato, però anche lì, potremmo discutere se è veramente space economy o se si tratta di un settore derivato dallo spazio. Essere presenti al New Space Economy Forum è un’opportunità per questo tipo di ragionamenti, peraltro un’opportunità ben organizzata.
Per concludere citiamo l’Argotec che in collaborazione con Lavazza realizzò ISSPresso, la prima macchina del caffè per lo Spazio, che ha volato nel 2015 sulla ISS, manofrata dalla Cristoforetti ma che già produceva pasti per gli astronauti della ISS. Ma non solo, ricordiamo LICIACube uno dei microsatelliti che fotografò la sonda Dart in azione mentre tentava di modificare l’orbita di Dimorphos.
E finiamo con Barilla la cui pasta è stata recentemente testata nella ISS da Walter Villadei che ne ha parlato in una intervista al TG1 ripubblicata sulla Gazzetta di Parma.
Walter Villadei è finalmente a bordo della stazione spaziale internazionale con la missione commerciale AX-3 dell’azienda privata statunitense AXIOM. È il primo astronauta italiano ad avere un ruolo attivo nel lato commerciale dell’esplorazione spaziale. Grazie ad uno degli sponsor, la Barilla, sta testando la tenuta della cottura della propria pasta.
La pasta di cui parla Villadei è quella fornita dalla Barilla. Alla missione ha collaborato anche un’altra azienda parmigiana, la Dallara, oltre a molte aziende dell’Emilia Romagna.
Villadei, parlando dei test sulla pasta ha spiegato: “Iniziamo a sperimentare nuovi processi di preparazione della pasta. Di solito qui arriva secca, completamente deidratata, noi la dobbiamo reidratare. In questo caso abbiamo invece una confezione di pasta che viene riscaldata e mantiene una sua fragranza. Oggi l’abbiamo provata e devo dire che risultava abbastanza al dente”.
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