Glenn Greenwald fa una riflessione personale sulla dicotomia tra le idee politiche e i valori in Brasile, partendo dalla parabola di Cabo Daciolo.
Nel 2011 Cabo Daciolo è un vigile del fuoco, a capo di una protesta sulle condizioni di lavoro dei suoi colleghi a Rio de Janeiro: il salario (meno di 200€) è molto basso e i sindacati chiedono al governo di raddoppiarlo. La figura di Daciolo si afferma subito sui media:
È stato uno dei leader del suo sindacato e ha attirato l’attenzione dei media perché è telegenico, bello, abbastanza carismatico e un oratore naturalmente abile che ne ha fatto una figura notevole sia in strada che nelle interviste. Lo sciopero ha finito per suscitare una grande simpatia nell’opinione pubblica a sostegno dei vigili del fuoco. Ha trascorso nove giorni in carcere per aver guidato un’occupazione sindacale della legislatura dello Stato di Rio.
Daciolo si impegna direttamente nella cosa pubblica, ma dal 2014 lo scenario cambia. Daciolo è evangelico e questo lo porta a molte frizioni con i suoi compagni.
Nel momento in cui le questioni di giustizia sociale hanno iniziato ad assumere un’importanza molto maggiore nella sinistra brasiliana a scapito della politica della classe operaia (seguendo le orme della sinistra americana), Daciolo è rimasto fermamente contrario al matrimonio omosessuale e alla legalizzazione dell’aborto.
Greenwald, apertamente omosessuale, racconta la sua esperienza di giornalista con Daciolo e l’umanità che ha trovato in una persona politicamente distante da lui in un momento difficile della sua vita.
La politica è importante. Ma, per scelta, spesso oscura l’umanità comune che guida la maggior parte di noi.
La riflessione si conclude con un pensiero sul difficile rapporto tra sinistra e i Cabo Daciolo di tutto il mondo.
Commenta qui sotto e segui le linee guida del sito.